Politica
Governo-sindacati, tavolo interlocutorio. Focus sulle pensioni statali
Di Giampiero Cinelli
L’incontro tra i membri del governo tra cui Giorgia Meloni e i sindacati è durato tre ore ed è stato un confronto serrato sulla legge di bilancio, con speciale attenzione riservata alla parte sulle pensioni. Le sigle infatti hanno condannato l’articolo 33, che taglia le aliquote di rendimento di alcune categorie. Motivo di scontro la previdenza dei medici che – relativamente alle pensioni erogate dal 2024 – dovrebbe subire un taglio tra il 5% e il 25% sulla quota retributiva, per i contributi versati dal 1981 al 1995 (l’ultimo anno il cui il calcolo pensionistico è stato solo con il sistema retributivo). La norma colpirebbe non soltanto i sanitari bensì una platea complessiva di 732.000 lavoratori pubblici tra cui 55.000 medici e sanitari, circa 20.000 dei quali potrebbero scegliere di andare in pensione prima e altre migliaia di abbandonare il settore pubblico.
Al termine del tavolo il governo ha detto di essere disposto a pensare delle modifiche, mantenendo la salvaguardia dell’assegno per chi va in pensione raggiunti i requisiti di vecchiaia, con un taglio ma graduale per chi sceglie l’anticipo e il mantenimento dei diritti acquisiti al 31 dicembre 2023. È stato spiegato che si sta ancora lavorando per rivedere l’articolo 33, introdotto per rispettare i parametri di bilancio.
Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha detto dell’incontro: «Conferma tutte le ragioni dello sciopero perché al di là dell’ascolto, al momento il governo non ha cambiato nulla della manovra. Si è limitato a dire che stanno ragionando. Continua a essere una manovra sbagliata».
Così il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri: «Il governo ha confermato l’impostazione della manovra. L’articolo 33 viene confermato: solo su questo stanno valutando eventuali modifiche. Si conferma ancora una volta l’insensibilità alle tante richieste che vengono dalle piazze».
Il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra invece ha espresso le sue perplessità anche sull’ambito che riguarda Opzione Donna, Quota 103 e l’Ape Sociale, che vengono confermati per un altro anno ma con le modificazioni già annunciate.
Giorgia Meloni ha voluto far capire ai sindacalisti che queste razionalizzazioni sono necessarie per non gravare troppo sui conti, così come sulle spalle di lavoratori giovani che invece non avranno, o rischiano di non avere, trattamenti al pari di quelli passati. La prudenza dell’esecutivo, ha motivato sempre Meloni, serve a tenere risorse per aiutare le aziende, riordinando ugualmente il sistema degli incentivi e delle deduzioni, riservando bonus sociali e fondi per le ricostruzioni dei territori colpiti da calamità.
I tagli potrebbero comunque svelare in futuro un profilo di incostituzionalità che verrà sollevato da chi si oppone, nel frattempo il Presidente del Consiglio ha confermato che la legge di bilancio contempla da gennaio anche in alcuni casi aumenti fino a 130 euro, con perequazione massima per gli assegni fino a 2.200 euro, e ha detto di considerare, come generale compensazione a beneficio dei lavoratori, un nuovo regime di partecipazione agli utili delle aziende. Le eventuali modifiche alla manovra chieste dai sindacati potrebbero essere inserite nel maxi emendamento concordato della maggioranza.