Tutto è iniziato giovedì 4 aprile, quando il Consiglio dei Ministri ha approvato, salvo intese, il cd. Decreto Crescita, un decreto, anzi Il Decreto, con misure urgenti per la crescita economica. Il testo, abbastanza corposo fin dalle prima versioni, sembra quasi un mini Legge di Bilancio in quanto prevede sgravi, incentivi fiscali, misure per il rilancio degli investimenti privati, tutela del made in Italy. Tutto sembrava procedere per il meglio, tanto che lo stesso giorno del Consiglio dei Ministri, il Presidente Conte aveva diffuso una nota sull’importanza del decreto.
Eppure qualcosa non è andato. Complice anche l’ingorgo relativo all’approvazione dell’altro decreto, lo “Sblocca cantieri”, anche questo prima approvato salvo intese e poi ritornato in CdM, il DL Crescita ha iniziato a maturare, ma non tanto in termini di testo quanto in termini di dibattito politico. Oggetto del contendere è la cd. norma “Salva-Roma”, per cui una parte del debito del Comune di Roma passerebbe in capo allo Stato. Su questo punto il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, non è mai stato d’accordo e, negli ultimi giorni, ha aperto all’altra parte di maggioranza, affermando che non esistono comuni di serie A e di serie B e aprendo così ad una soluzione riguardante tutti quei comuni – meglio se città metropolitane – nello stesso stato della Capitale.
Dall’altro lato il Movimento 5 Stelle, sentendosi attaccato soprattutto per l’amministrazione di Roma, ha provato a tenere il punto e la Viceministra Castelli che a inizio aprile era stata protagonista, insieme alla Sindaca Raggi, di una conferenza stampa in cui veniva annunciato l’addio alla gestione commissariale del debito della Città eterna, ha provato a spiegare all’alleato di Governo la ratio della norma. Niente da fare. Il Consiglio dei Ministri di martedì 23 aprile è stato infuocato: all’inizio erano presenti tutti i Ministri della Lega e, per il M5S, c’era solo la Ministra Lezzi (il Vicepremier Di Maio era impegnato nella registrazione di un’intervista tv). Poi, quando si pensava che fosse tutto finito, sono iniziate a uscire le prima dichiarazioni di Matteo Salvini che annunciavano lo stralcio della misura. Ed è allora che il clima è diventato incandescente: Luigi Di Maio è arrivato a Palazzo Chigi ed è iniziata la vera riunione del Consiglio dei Ministri che, da quanto riportato da varie agenzie di stampa, ha visto non solo la contrapposizione tra Lega e Movimento 5 Stelle, ma anche quella tra il Premier Conte e il Vicepremier Salvini, con il primo che avrebbe detto al secondo “Il Cdm è un organo collegiale non siamo qui a fare i tuoi passacarte. Devi portare rispetto a me e a ciascuno dei ministri che siedono intorno a questo tavolo".
Insomma, un vero e proprio dissidio che ha portato molti a gridare alla crisi di governo. Intanto, martedì sera, alle 00.06 il CdM si è concluso con un “Salva Roma” a metà perché “i debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani, ma restano in carico alla sindaca: siamo soddisfatti. Stralciati i commi 2,3,4,5,6 della norma salva Raggi”, così Matteo Salvini che, al termine della riunione ha aggiunto: “Il Cdm ha dato via libera ai commi 1 e 7, sugli altri deciderà il Parlamento. È un punto di partenza, siamo sicuri che il Parlamento saprà migliorare ancora di più un provvedimento che, a costo zero, fa risparmiare soldi non solo ai romani ma a tutti gli italiani”.
I commi stralciati disciplinavano la possibile assunzione, a carico delle casse statali, degli oneri derivanti dal pagamento degli interessi del debito del Comune. Alla luce dell’epilogo del CdM, il passaggio parlamentare si preannuncia a dir poco vivace.
Fabiana Nacci