Tutti in fila ognuno nella sua macchina. Abbassando il finestrino ogni tanto per urlare al vicino prepotente. E' la fotografia del Governo Conte, alle prese (da mesi) col pendolo "revoca concessione sì, revoca concessione no" che oscilla sulla testa di Autostrade e dei Benetton.
La posizione del Premier è chiara: "Il dossier autostrade "si trascina da troppo tempo, ma la procedura di revoca è stata avviata e ci sono tutti i presupposti per realizzarla, perché gli inadempimenti sono oggettivi, molteplici e conclamati". Lo ha dichiarato a La Stampa avvertendo: "O arriva una proposta della controparte che è particolarmente vantaggiosa per lo Stato oppure procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche". Il tutto: "Entro questo fine settimana".
Intanto il Movimento Cinque Stelle sobolle. Il Capo pentastellato Crimi si è portato avanti col lavoro, annusando l'aria. Ha subito incontrato i sottosegretari del Mit, dopo che nelle chat interne dei deputati e senatori pare non sia mancata la parola chiave "crisi".
A Crimi ha fatto eco il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio con un "Avevamo ragione noi", riferito all'esito della sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito la giusta esclusione di Aspi dalla ricostruzione del Ponte sul Polcevera. Precisando: "la situazione è frutto del fatto che finché resta la concessione ad Aspi il ponte deve essere gestito da Aspi". La gestione del Ponte affidata (pro tempore?) alla stessa Aspi esclusa giustamente dalla ricostruzione. Questo il frutto del peccato originale della bagarre di governo: la lettera del ministro De Micheli con la quale ha affidato ad Autostrade (concessionario) la gestione del nuovo ponte.
Una banale scelta tecnica e dovuta ha dunque scatenato un inferno tale da far intervenire sulla questione tutto il Governo sulla questione. Da un finestrino all'altro. In fila, a Genova.
Paolo Bozzacchi
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