Politica

Gli effetti dell’asse Mattarella-Draghi sul governo

29
Gennaio 2022
Di Alessandro Caruso

Eletto il nuovo Presidente della Repubblica, adesso lo sguardo si sposta al governo. La prima considerazione è suggerita dai numeri: se si è soddisfatta la condizione di Draghi per rimanere primo ministro, confermando Mattarella al Quirinale con un volume di consenso che rispecchia sostanzialmente la maggioranza parlamentare che sostiene il governo, allora è presumibile pensare che non ci sarà nessun rimpasto. Anche il ministro dello Sviluppo economico, il leghista Giorgetti, sembra essere rientrato nei ranghi dopo l’allarme dimissioni lanciato nel pomeriggio di sabato.

Il segretario del Partito democratico Enrico Letta in conferenza stampa ha confermato: «Penso che il governo ne esca rafforzato, con minore voglia di ognuno di mettersi a marcare il territorio. Anche il premier esce più forte avendo ancora il Capo dello Stato che gli ha dato la forza in questi 11 mesi. Un presidente nuovo avrebbe avuto bisogno di tempo per entrare nei meccanismi». Tuttavia va evidenziato che la prova di forza di Draghi più che un suo merito è il risultato di una evidente fragilità e debolezza dei partiti. Quegli stessi partiti che adesso presumibilmente cominceranno la campagna elettorale e diventeranno più riottosi di fronte alle scelte di Draghi per la gestione della pandemia e dell’economia. E qui si apre un altro tema, già anticipato ampiamente da molti esponenti di partito già in questi giorni: la legge elettorale.

Si valuta la variante proporzionale, una formula che potrebbe essere lanciata dai centristi cercando di raccogliere la sponda del Pd, del Movimento 5 stelle e di Forza Italia. Un’ala dem sta valutando di muoversi in tempi brevi, nella convinzione che anche il segretario Letta abbia intenzione di aprire in questa direzione. Ma il tema della legge elettorale verrà ripreso da chi ora punta a staccare definitivamente il partito di Berlusconi dalla Lega e da Fratelli d’Italia. «Ora metteranno un proporzionale di sicuro» ha ipotizzato in Transatlantico Ignazio La Russa. Si tratta di una operazione parlamentare che punta a sovvertire gli equilibri per le prossime elezioni. Da una parte ci sono Renzi e Coraggio Italia, dall’altra Forza Italia e l’Udc che si muoveranno in ottica Ppe. Ora occorrerà capire anche come si possa ricomporre l’asse Lega-Fdi. Le tensioni sul Quirinale si riproporranno, perché la scelta di Salvini di virare su Mattarella pare non sia stata affatto apprezzata dalla Meloni, basti pensare a quanto detto dalla senatrice Santanchè a proposito dei continui cambi di rotta del leader leghista: «Neanche da piccola mi piaceva giocare al gioco dell’oca».

DI certo le spaccature sul Quirinale hanno dimostrato che le coalizioni non esistono più e che quindi il proporzionale sia il sistema più adeguato per il “liberi tutti”.
Intanto da lunedì l’esecutivo riprenderà i lavori. È già previsto la prossima settimana un Consiglio dei ministri importante, sul cui tavolo c’è l’estensione del green pass per chi ha completato il ciclo di vaccinazioni, con possibili modifiche alle regole anti-Covid per le scuole.

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