Nessuno rivolti la frittata. Il problema non è un bacio. Semmai, su quel versante, la questione è più che altro estetica. Non abbiamo visto la forza e l’orgoglio di Freddie Mercury, non abbiamo visto l’eleganza e la classe di David Bowie, i quali, per inciso, non hanno mai avuto l’esigenza di “come out as anything”: erano quello che erano e volevano essere, vivevano liberi, nella loro singolarità e con il loro spettacolare talento, e illuminavano chi li amava. A Sanremo invece, sabato sera, abbiamo più che altro assistito a una volgare cafonata.
E soprattutto – non prendiamoci in giro – abbiamo assistito al contrario di un’improvvisazione. Anche i bambini sanno che ciò che accade su quel palco è scritto e provato, con autori addetti alla creazione scientifica del “caso”. Lo testimonia la stessa presenza di Fedez in prima fila sabato sera, “comodo” da raggiungere per Rosa Chemical.
Ma, più ancora di questo, ciò che irrita sono due cose. La prima: credere che l’Italia possa andare in subbuglio per una scenetta del genere. La seconda: usarla strumentalmente come arma di distrazione di massa per far dimenticare almeno due casi indifendibili. E cioè per un verso l’aggressione di due sere prima contro il viceministro Galeazzo Bignami: altra scena testata durante le prove da Fedez, secondo la rivelazione-scoop della Verità (mentre scrivo, ancora non smentita). E per altro verso la gestione del caso Zelensky: comunque la si pensi, è insensato che a gestire una faccenda delicatissima sul piano diplomatico sia stato il duo Coletta-Amadeus.
Più in generale, resta la questione di fondo. Ma perché un contribuente dovrebbe finanziare una kermesse in cui di tutta evidenza le canzoni sono ormai solo un pretesto, un fattore marginale, mentre tutto intorno racconta la trasformazione di Sanremo in una sorta di versione invernale del Concertone del Primo Maggio? Vogliono farlo? Benissimo, ma se lo paghino e non lo chiamino “servizio pubblico”.
Per parte mia, come è stato scritto da qualcuno spiritosamente e intelligentemente sui social, aggiungerei un: “Giorgia, privatizzala!”. Questa Rai mi pare difficilmente riformabile: più igienico venderla.