È perfino banale doverlo ripetere. Galleggiare per galleggiare non è mai una buona idea, in politica come nella vita personale, neanche in tempi “ordinari”. Meno che mai mi parrebbe saggio, da parte del governo, compiere una scelta attendista del genere in tempi di tensioni sociali inevitabilmente destinate ad accrescersi nelle prossime settimane e mesi.
Il “film” dell’estate-autunno ha una sceneggiatura fin troppo semplice: il “generale agosto” attutirà (provvisoriamente) tutto, anche perché un po’ tutte le famiglie si concederanno una settimana di pausa.
Ma a settembre arriverà – tutto insieme – un conto salato: benzina sempre più alle stelle, impennata ulteriore del costo della vita, bollette ingestibili, rincaro pesante perfino dei beni alimentari, rattrappimento dei consumi. Aggiungete un’eventuale cartella dell’Agenzia delle Entrate o una temibile letterina di compliance (in pausa solo ad agosto) e il menu di una famiglia media italiana sarà completo, in termini di preoccupazione e irritazione.
Se, dinanzi a questo tipo di bilancio familiare, gli italiani dovessero constatare che la risposta del governo è attendista, fatta più che altro di cerotti e micro promesse, più qualche deviazione ideologica sul salario minimo (concepita essenzialmente per tenersi buoni M5S e Cgil), che cosa ci sarà da aspettarsi?
Elementare, Watson: ulteriore sfiducia, tensione aggiuntiva, e logoramento sempre più evidente per un governo già ora percepito come immobile.
Ci rifletta il premier: stavolta una strategia attendista da “cunctator” non sarebbe necessariamente la più saggia.