Politica
G7 Esteri a Capri: l’Italia Presidente di turno promuove la pace
Di Paolo Bozzacchi
Il messaggio è nel nome. Si spera. Il delicato G7 Esteri di Capri si tiene da oggi a venerdì allo storico Hotel “Quisisana”. E “Qui si sana” potrebbe essere il claim perfetto per l’obiettivo delle riunioni dei Ministri degli Esteri a guida Presidenza italiana G7 nel 2024. Vista la più che complicata congiuntura internazionale, con i conflitti in Ucraina (in stallo), in Medio Oriente (in allargamento) e l’innalzamento del livello della tensione nell’area dell’Indo-Pacifico.
L’obiettivo della prima ministeriale esteri G7 di Capri è già ambizioso: «In uno scenario internazionale caratterizzato da fortissime tensioni, il G7 a guida italiana ha il compito di lavorare per la pace. Il governo è impegnato in uno sforzo a tutto tondo per raggiungere questo obiettivo e siamo certi che la riunione di Capri darà un grande contributo». Lo ha sottolineato il Presidente della ministeriale G7, vicepremier italiano e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Agenda dei lavori
Anzitutto il Medio Oriente, con attenzione particolare agli ultimi sviluppi a seguito dell’inedito attacco diretto dell’Iran a Israele, ma anche a Gaza e al Mar Rosso. Poi lo stallo del conflitto in Ucraina, con le presenze a Capri del Segretario generale NATO Jens Stoltenberg e del Ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. I lavori si concentreranno anche sull’Africa, con cui il G7 sta discutendo il rafforzamento del partenariato in essere, con la presenza al Quisisana del Ministro degli Esteri Mohamed Salem Ould Merzoug della Mauritania, Presidente di turno dell’Unione Africana. In agenda anche la stabilità dell’Indo-Pacifico, regione “prioritaria per gli equilibri politici e per il commercio mondiale”. Infine temi trasversali quali la connettività infrastrutturale, la sicurezza cibernetica, l’intelligenza artificiale e la lotta alla disinformazione
La strada italiana per spegnere le fiamme in Medio Oriente
La nota della Farnesina è chiara. Sul Medio Oriente urgono soluzioni sulla “grave crisi umanitaria e la ripresa di un processo politico significativo e incisivo per la soluzione due popoli due Stati”. Al momento molto lontana. Un orizzonte politico credibile per la regione che garantisca pace e sicurezza passa necessariamente per la capacità di ascolto internazionale del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Ecco perché dopo il colloquio con l’omologo israeliano Israel Katz, il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha svelato a La Stampa: “Ho trasferito il nostro punto di vista: Israele ha ottenuto un successo chiaro, neutralizzando praticamente per intero gli effetti dell’inaccettabile attacco iraniano. Che si fermino qui, consolidando questo successo politico e militare”. Poi ha aggiunto: “Si rischia di innescare un conflitto regionale che in poche settimane può diventare globale. E noi come per l’Ucraina non vogliamo andare avanti come sonnambuli inconsapevoli verso la Terza Guerra Mondiale. Se ciascuna delle parti ritiene che l’unico modo per affermare le sue ragioni sia l’uso della forza militare, bisognerà parlare con loro. L’Iran ha una forte capacità, che però non prevarrà su quella di Israele e rischia invece di far devastare le aree in cui operano i suoi alleati, come il Libano degli Hezbollah o lo Yemen degli Houthi. Dall’altro lato Israele deve stare attento a non logorare il rapporto con gli Stati Uniti che insieme all’Europa non vogliono l’allargamento di questo conflitto”.
Con la speranza che il Quisisana per il G7 si riveli nomen omen.