Politica

Fuori dalla crisi di Governo

18
Gennaio 2021
Di Redazione

di Sergio Pizzolante 

 

La ragione e il buon senso dicono che la crisi si risolverà con un accordo. Dentro l’attuale coalizione di governo. Sarà 1, X o 2 fra Conte e Renzi? Non importa. Ognuno dei protagonisti in campo rivendicherà un segno. Non ci sarà mai accordo su questo. Perché dovrebbe vincere la ragione in un mondo pervaso dalla follia? Della politica, del mondo dell’informazione, di poteri che dovrebbero essere terzi ma sono altro, di poteri che non sono più tali, come i corpi intermedi, dai sindacati a Confindustria. 
 

Perché non ci sono alternative? Vediamo. Però, in premessa, perché la crisi? Colpa di Renzi. Dicono quasi tutti. La realtà è più complessa. Molto. In un anno l’Italia ha avuto il maggior numero di morti al mondo, per la pandemia, rispetto agli abitanti e i peggiori risultati economici. Dieci mesi fa, la prima manovra economica per affrontare la crisi cubava 3,6 miliardi di euro. Nelle previsioni. Poi ne abbiamo spesi più di 100 di miliardi. Con questi risultati. 
 

La Bce ha garantito, di fatto, la possibilità dell’Italia di indebitarsi senza limiti per far fronte alla crisi. Senza la Bce, con 3,6 miliardi saremmo già morti. L’Europa ha poi aperto vari rubinetti. Dal più grande usciranno 209 miliardi di euro. Bene, i soldi già spesi sono andati alla pura assistenza. Tamponi economici. In buona parte. Per i 209 miliardi sappiamo che il nostro piano è un grande ritardo, che è stato costruito in origine male, senza una visione, utilizzando vecchi progetti o antichi capitoli di spesa. Sappiamo che la gran parte dei ministri non l’avevano neanche letto, così come le associazioni di categoria, i partiti, il Parlamento stesso. Sappiamo che prevedeva una Task Force alla Arcuri. Per spendere la più grande somma di denaro che l’Italia abbia mai avuto a disposizione nella storia.

 
Sappiamo quindi che si andava verso molta spesa, in direzioni fantasiose, senza riforme per cambiare la giustizia, il fisco, la pubblica amministrazione. Senza le quali non cambia l’Italia. In questo quadro, una reazione dura e contraria era più che necessaria. Senza l’Italia avrebbe dimostrato di avere un encefalogramma piatto. Le fibrillazioni di queste settimane, seppur in piena pandemia, sono state salutari. Indispensabili. Senza, avremmo spento la luce. E' questo il nodo. Ad un certo punto il Piano è cambiato, è sparita la Task Force, si è provato anche a cambiare qualche membro di governo per rafforzare la squadra. 

 

Perché la crisi allora? Per il sottoscritto è vero il racconto di Sabino Cassese. Renzi è un corsaro e agisce da corsaro, crea strappi, Conte è un sarto e il sarto dovrebbe agire da sarto, cucire gli strappi. Gli strappi scuciti hanno superato quelli cuciti. 
Ma veniamo ad ora. Perché non ci sono alternative all’accordo? Per un governo rafforzato, all’interno, in grandissima parte, dell’attuale coalizione, con programma aggiornato e Recovery Plan rinnovato. Perché un governo con Pd e 5 stelle, più responsabili, anche se ci fosse nei numeri, e non c’è, porterebbe la coalizione stessa e il Paese in un precipizio. 

 

Non c’è un governo di larghe intese, di unità nazionale, istituzionale o politico, con tutta evidenza. Sarebbe la soluzione giusta e all’altezza del momento. Ma non c’è “altezza” in questa epoca. Non c’è un governo di centrodestra allargato, più o meno, perché non c’è un centrodestra pronto a governare. Come ha detto Giorgetti. Perché se sei attaccato alla bombola d’ossigeno europea, non puoi essere contro l’Europa o molto scettico, come parte rilevante del centro destra. Per questo l’accordo si dovrà fare. 
Ed anche perché, senza accordo, quella bombola d’ossigeno si romperà. E sarebbero guai. Per tutti.

 

 

photo credits: Impronta Unika

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