Il dossier è sul tavolo del Premier Giuseppe Conte, è già partita una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarellla. Non è neanche riuscito a decollare lo Space X di Elon Musk (non c'entra, ma rende l'idea).
Ma che succede? C'è la data delle elezioni regionali e di un referendum confermativo sul taglio dei Parlamentari da fissare. E la ripresa dei contagi? La seconda ondata? La riapertura delle scuole? Scusa, non ti sento: sto scrivendo al Presidente della Repubblica per votare il prima possibile. Ecco, anche prima della seconda ondata, lo dico a quelli del mio partito.
Veneto, Liguria, Campania, Puglia e Marche corrono alla massima velocità verso le urne. Si sa: nei momenti di paura gli elettori tendono ad essere più conservatori che a decidere di cambiare. E dunque bisogna correre all'incasso e uscire quanto prima dal negozio col Governo locale in mano. Cambiare non è mai rassicurante.
Dunque Luca Zaia, Giovanni Toti, Vincenzo De Luca, Michele Emiliano e Luca Ceriscioli (da notare che nessuno rappresenta il Movimento 5 Stelle) decidono di schiacciare il piede sull'acceleratore. Di esagerare. In un momento così delicato per la storia della Repubblica e con una crisi economica e sociale che bussa alla porta scrivono al Presidente della Repubblica per ottenere, in caso di ascolto, urne aperte in piena estate, dopo il 20 luglio e prima del 20 settembre, cioé la data proposta dal Ministro Luciana Lamorgese.
Già, il Ministro degli Interni Lamorgese col quale i Governatori hanno alzato i toni e discusso in modo acceso, senza raggiungere ieri sera un accordo su un eventuale Election Day che accorpi le tornate regionali col referendum previsto. La Lamorgese è un tecnico, non un politico. Fortemente voluta dal Presidente Mattarella a ricoprire il proprio incarico di Governo, dopo essere stata Prefettto di Venezia e dal 2017 di Milano. Scrivere a Mattarella dopo aver discusso con la Lamorgese rischia seriamente di rimanere un mero esercizio di stile.
E oggi arriva in Aula il decreto per il rinvio delle votazioni in autunno. Alzi la mano chi già non sente rimbombare la parola "bagarre".
Paolo Bozzacchi