Politica
Fontana presidente della Camera. Per molti è troppo conservatore
Di Giuliana Mastri
«Voglio tutelare le diversità, le minoranze, le specificità geografiche e culturali dell’Italia. Difendendola dall’omologazione a realtà estere che non diversificano». Nel rispetto delle autonomie. Il nuovo presidente della Camera Lorenzo Fontana si presenta così ai colleghi nel suo discorso. Sviando subito le accuse di cui è sempre stato oggetto rispetto a una natura troppo conservatrice, ma senza nascondere la sua formazione politica. Il Pnrr non è in discussione, secondo le sue parole, e anzi va implementato per uscire dalla crisi, ribadendo la piena adesione all’Unione Europea dell’Italia in quanto Paese fondatore. «Non privare del bene i cittadini». Citando San Tommaso, per il quale il male non è assenza di bene ma privazione di esso. Non è stato l’unico riferimento religioso. Perché il neo-presidente in incipit ha voluto rendere omaggio a Papa Francesco.
Il classico “presidente di tutti”?
Insomma, dopo Ignazio La Russa, un’altra figura alquanto divisiva dirigerà i lavori parlamentari alla Camera dei Deputati. Il leghista è stato eletto alla seconda giornata di scrutinio con 222 voti favorevoli su 392 votanti. Ministro della famiglia e della disabilità nel governo Conte 1, poi da luglio 2019 ministro per gli Affari Europei fino a settembre 2019. Nel panorama politico è conosciuto per le sue idee tradizionaliste. Contrario all’aborto, crede invece che servano incentivi e misure che permettano alle donne di poter avere figli. Molto critico nei confronti della società multiculturale, da ultracattolico punta il dito nei confronti della teoria gender e delle unioni civili e come stella polare della sua attività pone la lotta alla denatalità. Ma secondo lui non è possibile contrastarla attraverso l’importazione massiccia di immigrati. Una strada tipicamente appoggiata dalla sinistra. Questa mattina, nell’Aula di Montecitorio, alcuni deputati hanno mostrato uno striscione di protesta contro la sua elezione, con su scritto: “Non vogliamo un presidente omofobo e pro-Putin”. In quanto, come noto, la Lega e anche Lorenzo Fontana hanno fino a poco fa avuto un atteggiamento di apertura nei confronti di Mosca. Dal punto di vista economico, invece, Fontana ha la fama di euroscettico. E da Bruxelles, dove vive la sua famiglia, ha coordinato i rapporti con i partiti europei più critici verso la moneta unica. Ma da oggi, una conversione sulla via di Montecitorio non stupirebbe nessuno. Mentre anche Giorgia Meloni aggiusta il tiro e Giancarlo Giorgetti è candidato al Mef. Dal 2016 è vicesegretario nazionale della Lega ed è nota la sua fedeltà a Matteo Salvini.
Il significato politico dell’elezione
Cosa possiamo trarre da queste prime indicazioni? Il contenuto prettamente politico, oltre che formale, non può venire subito fuori. Giacché la presidenza della Camera è una funzione di garanzia. Tuttavia, un presidente così cristallino dal punto di vista della visione del mondo, potrebbe magari rendere più agevole il dipanarsi di determinate linee, soprattutto per quanto riguarda i temi civili e la tanto dibattuta questione dell’aborto. Ecco perché dai banchi dell’opposizione già si levano timori. Preoccupa meno invece il filo-putinismo di cui è tacciato. Siccome, a giudicare dai primi passi della nuova maggioranza, la coalizione vincente ha assicurato di non voler deviare rispetto alla posizione italiana sul conflitto ucraino. Dunque la partita si apre con due arbitri molto caratterizzati. Sarà chiaro presto se i giocatori fanno bene a stare in guardia o se si tratta di normale agonismo condito di teatralità.