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Focus Torino. Montaruli (FdI): «Sicurezza, bollette e case popolari le mie priorità»

06
Settembre 2022
Di Andrea Maccagno

Torino è una delle città rosse per eccellenza. Ma è anche la città che ha conosciuto prima di altre l’ascesa del Movimento 5 Stelle. È la città operaia che ora, nelle frange più emarginate, guarda a destra. Ma è anche quella dove il respiro europeista si sente maggiormente. Torino ha molte facce e vogliamo indagarle con quattro interviste ad alcuni dei candidati principali per ogni polo che intende guidare l’Italia del domani. Iniziamo dalla coalizione favorita, secondo i sondaggi, con un’intervista esclusiva ad Augusta Montaruli, deputata uscente di Fratelli d’Italia, ora candidata alla Camera all’uninominale di Torino nord e capolista del partito meloniano in città.

Onorevole Montaruli, se i sondaggi corrisponderanno al vero passerete dal 4% del 2018 ad oltre il 24%. Un exploit che vi farà essere primo gruppo parlamentare e forza leader all’interno dell’esecutivo. Una rapida crescita che può porre qualche interrogativo sulla qualità della prossima classe dirigente di Fratelli d’Italia, non trova?  
«La crescita è stata molto lenta e costante, quindi solida. Non è un exploit improvviso, ma il frutto del lavoro di questi anni. Non vi sono quindi problemi nella selezione della classe dirigente. Nel 2018, quando i posti erano pochissimi, Fratelli d’Italia ha eletto una classe dirigente che veniva dal territorio. Oggi, invece, si parla di candidati catapultati. Tutto legittimo, ma Fratelli d’Italia ha un’ottima classe dirigente a tutti i livelli istituzionali».

Augusta Montaruli

Chi vince nel centrodestra esprimerà il prossimo presidente del Consiglio?
«Sì, chi prende un voto in più va da Mattarella a proporre il nome del potenziale presidente del Consiglio per tutta la coalizione». 

Come si relazionerà l’eventuale centrodestra di governo con le istituzioni europee?
«Saremo più propositivi nel difendere gli interessi degli italiani e non appiattiti a dinamiche che hanno favorito interessi diversi dai nostri. Porteremo più forte la voce dell’Italia in Europa, nel rispetto delle varie istituzioni».

L’Europa chiede rigore sul debito, implementazione dei progetti finanziati dal PNRR, sostegno all’Ucraina e alla NATO. Quanto vi sentite distanti da queste esigenze?
«Rispetto allo scenario istituzionale, anche senza sentire l’Europa, abbiamo preso una posizione netta e riconoscibile. Sul PNRR, l’Italia ha assunto degli impegni e noi vogliamo mantenere la parola data. Però, come ammesso dallo stesso Gentiloni, si possono fare delle modifiche in corso, che chiederemo. Sul debito, proponiamo il mantenimento della deroga del patto di stabilità e lo stop alle politiche di austerità». 

Ha creato dibattito la vostra proposta di presidenzialismo: è la riforma istituzionale necessaria per il nostro Paese? 
«La nostra proposta vorrebbe introdurre il semi-presidenzialismo, che valutiamo come la madre di tutte le riforme. Perché l’instabilità politica è instabilità economica. La riforma del presidenzialismo è la più grande riforma economica che possiamo fare per il nostro Paese».

Montaruli, come risponde a chi scorge in Fratelli d’Italia un pericolo fascismo?
«È semplicemente ridicolo. Fratelli d’Italia è già nelle istituzioni, anche in situazioni di governo. Non c’è questo pericolo. Abbiamo delle idee alternative alla sinistra, ma non è che tutto quello che è alternativo alla sinistra sia per definizione meritevole di subire tali appellativi, che invece rispediamo al mittente».

Montaruli, una delle sue proposte presentate in Parlamento prevedeva che, nel caso di coppie composte da soggetti dello stesso sesso, il figlio potesse essere riconosciuto esclusivamente dal genitore biologico. In questo modo non si nega un diritto al bambino? 
«Questa non è una proposta, ma la mera applicazione della legge. A Torino c’è stata la dimostrazione di quanto la sinistra – e ancor prima il Movimento 5 Stelle – sia stata irresponsabile sulla pelle dei minori. Hanno attuato per protesta e senza averne i poteri un provvedimento ideologico, consapevolmente contrario alla legge medesima. Provvedimento poi giustamente interrotto. Adesso quei bambini si trovano in un limbo dettato dall’irresponsabilità di chi li ha amministrati. Quello che dico è: si può essere favorevoli o contrari al registro delle coppie omogenitoriali. Io sono contraria. Però almeno sono dalla parte della responsabilità e di chi non racconta chiacchiere e fa provvedimenti ideologici sulla pelle degli altri per quattro voti da raggranellare». 

Lei si candida nel collegio uninominale di Torino nord, che contiene alcuni tra i più complessi quartieri cittadini. Come declina lei il concetto di sicurezza?
«Il nostro slogan nazionale è “Pronti”. Io lo declino in “pronti, sicurezza e sociale”. Il mio collegio vale metà città e al suo interno il tema della sicurezza non è uniforme. Non si tratta solo di ordine pubblico, ma di sicurezza sociale. Perché nei quartieri dove c’è insicurezza, quelli che hanno due soldi vanno altrove. Chi rimane sono le persone fragili. Se hai una casa di proprietà, quella casa è stata svalutata. Magari ancora c’è il mutuo sopra, su un appartamento nel frattempo divenuto prigione perché lì si convive con la paura di uscire di casa. I reati non sono diminuiti come si sostiene. Sono diminuite le denunce. Se uno vivesse in Barriera di Milano saprebbe che, il giorno dopo che viene esposta una denuncia, ti ritrovi la persona in questione sotto casa a minacciarti. Ciò è inammissibile, soprattutto se ci sono persone anziane, fragili o immigrati regolari che non vogliono più i loro connazionali».

Montaruli, lei è torinese. Quali sono le priorità per la Torino che intende portare in Parlamento e, nel caso vi toccasse l’onere e l’onore, al Governo?
«Anzitutto sicurezza. Poi il caro-bollette. Esiste un livello nazionale e uno locale per affrontare tale emergenza. È inammissibile che, mentre i torinesi sono costretti a pagare bollette sempre più ampie, l’Iren con il comune faccia dei dividendi che sono di 3 milioni superiori rispetto alle previsioni, senza che essi vengano ridistribuiti tra i cittadini. Infine le case popolari. Noi stiamo subendo una raffica di occupazioni. Torino è la città in cui l’amministrazione comunale aveva dato 1.000 euro a rom per farli sgomberare e questi sono andati ad occupare posti destinati alle persone bisognose – anche anziani – che attendevano quei lotti da una vita. Noi questo problema lo abbiamo segnalato al ministero dell’Interno da tempo: è un problema di delinquenza».