Politica
Flop dei Verdi europei alle elezioni: il Green Deal è morto?
Di Ilaria Donatio
Non c’è tanto da girarci intorno: perdendo un terzo dei loro seggi alle elezioni del Parlamento europeo, la scorsa settimana, la partita giocata dai Verdi in Europa si è rivelata un flop.
Negli ultimi anni, l’Unione Europea è diventata la frontiera più ambiziosa al mondo nella lotta al cambiamento climatico. Lo ha fatto attraverso importanti scelte politiche, come la definizione di obiettivi ambiziosi per ridurre le emissioni, il graduale abbandono dei motori a combustione, il contenimento degli effetti dell’agricoltura sull’ambiente e la spinta per il ripristino degli ambienti naturali, con la proposta di legge sulla “Nature Restoration”: tra i paesi che si sono opposti – preoccupati dalle proteste degli agricoltori montate nell’ultimo mese – Austria, Finlandia, Olanda, Polonia, Svezia, la stessa Italia e l’Ungheria.
È vero, dunque, che i partiti verdi dei 27 Paesi dell’Ue hanno portato avanti con successo questo programma. Ma negli ultimi anni qualcosa è chiaramente scattato in gran parte dell’elettorato europeo o, quantomeno, nella lista delle priorità percepite come tali.
Le preoccupazioni degli elettori sono cambiate
Gli elettori europei sono preoccupati per la guerra in Ucraina e per i suoi effetti sulla difesa e sull’economia. Inoltre, la spinta inflattiva con la diminuzione del potere d’acquisto e dunque l’aumento del costo della vita in seguito alla pandemia da coronavirus, non sta ancora mollando la presa sui principali paesi membri dell’Unione. Ancora: frenare l’immigrazione è emersa come un altro timore, molto sentito dagli elettori.
E dunque in questa nuova serie di priorità, il potere di attrazione esercitato fino ad ora dai Verdi sembra essere svanito. O peggio, li ha fatti apparire fuori dal mondo.
“Possiamo ancora permettercelo?”
In un’intervista al New York Times di alcuni giorni fa, Bas Eickhout – importante esponente dei Verdi olandesi e vicepresidente dei Verdi europei – ha detto che se è vero che “l’Europa ha fatto davvero molto sull’azione per il clima, purtroppo dopo la guerra in Ucraina e l’inflazione che ha causato una crisi generalizzata, penso ci siano molte persone preoccupate che si chiedono: ‘Ok, possiamo ancora permettercelo?’”.
Le ragioni di una sconfitta
Ma ci sono anche altre spiegazioni della sconfitta elettorale dei Verdi su cui la corrispondente del NYT a Bruxelles, Matina Stevis-Gridneff, riflette.
Innanzi tutto, i partiti centristi hanno eroso parte del sostegno ai Verdi, incorporando molti punti della loro agenda nelle proprie politiche. Esiste, tuttavia, la constatazione che sia stata la stessa identità dei Verdi a non riuscire ad evolversi a sufficienza: questo li ha fatti sembrare troppo concentrati su un’unica questione – il clima – poi inevitabilmente scivolata nella lista delle priorità sentite come più urgenti dagli elettori.
Lo scontro tra culture diverse
Ma c’è anche, spiega la giornalista del quotidiano statunitense, una tendenza più ampia in gioco che non ha favorito i Verdi europei e cioè il contraccolpo subìto dalle politiche sul cambiamento climatico come parte di un più vasto scontro tra culture.
In molti paesi, le agende nazionaliste dei partiti di estrema destra sono state rafforzate da appelli populisti ai cittadini economicamente in difficoltà: lì, la destra è cresciuta tra gli elettori prendendo di mira specificamente i Verdi, e dipingendoli come inadatti a proteggere i lavoratori più poveri in società in rapido cambiamento.
Il popolo “Tesla”
Per molti elettori, i partiti verdi non sono riusciti a dimostrare che le loro proposte non erano solo politiche costose e anti-crescita che avrebbero danneggiato proprio i più poveri. Lo ha spiegato bene Eickhout, con queste parole: “Hanno descritto questa transizione come una transizione molto elitaria, fatta solo per il ‘popolo Tesla’”, ha detto. “E posso assicurarvi che Tesla non ha più una buona fama”.
Un enorme peso, l’hanno anche avuto gli agricoltori europei che negli ultimi due anni hanno protestato ferocemente contro le politiche verdi, in particolare contro la limitazione dell’uso di sostanze chimiche in agricoltura e l’introduzione di misure di protezione della natura che avrebbe corroso i terreni agricoli. Non c’è dubbio che queste proteste abbiamo molto spaventato sia gli elettori che i politici moderati.
I risultati dei Verdi nei paesi dell’Unione
In Europa, i partiti verdi hanno ottenuto risultati particolarmente scadenti nei paesi in cui facevano parte della coalizione di governo, soprattutto in Germania. E dato che la Germania è la nazione più popolosa dell’Unione Europea – e quindi le viene assegnato il maggior numero di seggi nell’assemblea da 720 seggi del Parlamento Europeo – la scarsa performance dei Verdi ha avuto ampie ripercussioni.
Ma il quadro politico “verde” non è ovunque disastroso. I partiti verdi hanno ottenuto ottimi risultati nei paesi nordici come Danimarca, Finlandia e Svezia, e possibili ragioni sono la maggiore ricchezza dei cittadini, una coscienza ambientale più sviluppata oltre che dibattiti più approfonditi sul cambiamento climatico.
Quanto all’Europa orientale e meridionale – comprese Italia e Spagna – sono stati registrati progressi sorprendenti visto che si tratta di paesi che, tradizionalmente, hanno partiti verdi deboli e, in alcuni casi, non hanno mai nemmeno eletto deputati verdi al Parlamento europeo. In Italia, in particolare, il successo elettorale dell’alleanza Verdi-Sinistra ha certamente avuto come traino la causa legata alla liberazione di Ilaria Salis: la scelta politico-elettorale operata da Bonelli e Fratoianni è stata certamente una mossa vincente.
Il Green Deal è morto?
Gli scarsi risultati dei Verdi hanno scatenato un coro di lamentele sul fatto che il Green Deal dell’Unione Europea sarebbe morto. Ma gli esperti dicono che queste preoccupazioni non sono realistiche: molte delle politiche che mirano a rendere possibili gli obiettivi, pur ambiziosi, di riduzione delle emissioni di carbonio sono già legge.
Ma la procrastinazione e la diluizione delle politiche per l’ambiente, a causa della perdita dello slancio verde sono rischi molto reali, avverte sempre sul NYT Simone Tagliapietra, esperto di politica climatica dell’UE del think thank Bruegel, con sede a Bruxelles.
E anche il definanziamento delle politiche del Green Deal potrebbe comprometterne l’efficacia. Per evitarlo, aggiunge, l’Unione Europea dovrebbe spingere per un bilancio comune da investire nella transizione verde e proteggere sia i lavoratori che le imprese da qualsiasi ricaduta economica.