La scelta migliore. Leggendo le reazioni all’indicazione di Raffaele Fitto quale candidato italiano alla carica di Commissario Europeo, la sintesi che si può fare è proprio quella della scelta più indicata. Ora inizia l’iter che, auspicabilmente, lo porterà a ricoprire un incarico di livello, magari contando su quelle deleghe che gli consentano di lavorare nel solco di questi 2 anni di governo: il PNRR. Si può dire che Fitto sia stato sì un predestinato, ma che abbia lavorato duramente per ricoprire ruoli di responsabilità come presidente di Regione, ministro e, ora, commissario europeo. Figlio d’arte, privato precocemente (aveva 19 anni) del padre mentre quest’ultimo era presidente della Regione Puglia sul finire degli anni ’80, Fitto, dopo una breve parentesi al Parlamento Europeo è diventato il più giovane presidente di Regione della storia italiana, nel 2000 a 35 anni. Dopo qualche vicissitudine politica che lo ha portato da Silvio Berlusconi a Giorgia Meloni e qualche sconfitta elettorale come quella patita da Nicky Vendola nel 2005, Fitto è stato l’uomo che ha traghettato Fratelli d’Italia, allora piccolo partito di destra, all’interno dei Conservatori Europei, impedendo così altre derive più estreme o le sirene dei gruppi di Identità e Democrazia di cui ha fatto parte la Lega. E’ stato colui che, insieme a Carlo Fidanza, ha intessuto i rapporti a Bruxelles dando a Fratelli d’Italia una dimensione e una rete di rapporti forti in Europa. Forse perché, come alcuni dicono, è democristiano di indole e di sangue, o semplicemente per un intelligente calcolo politico, andando a occupare un’area rimasta orfana dei Tories inglesi. E magari la sua indole popolare (nel senso di PPE) è risultata fondamentale per avere un apprezzamento trasversale sul suo nome. Il più suffragato (come si dice in Puglia) del Partito Democratico nella circoscrizione Sud alle Europee , Antonio De Caro, su Fitto ha dichiarato al Foglio: “Posso dire che in questi anni in cui abbiamo lavorato insieme sull’attuazione del piano nazionale di ripresa nei comuni italiani, credo abbiamo dimostrato di sapere mettere l’interesse del paese davanti a tutto. Spero di poter continuare a lavorare allo stesso modo nei prossimi mesi in Europa”, affermazione a cui fanno seguito gli auguri del Commissario uscente Paolo Gentiloni. Ma Fitto ha anche ottimi rapporti con Ursula von der Leyen e col presidente del PPE Manfred Weber. Ma soprattutto Raffaele Fitto ha dimostrato di saper lavorare bene, pancia a terra, senza polemiche, senza dichiarazioni roboanti, sul PNRR, tanto che oggi l’Italia è tra i migliori Paesi che hanno conseguito gli obiettivi e i traguardi del Piano (29%, secondo un report di Confindustria, con una media europea del 21%), dietro a Francia e Lussemburgo. Una nomina non scontata per chi non è tra i meloniani della prima ora e non appartiene ad alcuna corrente interna, risultando con Guido Crosetto (lui meloniano della prima ora) uno dei ministri più autonomi e autorevoli. Ora non resta che attendere le deleghe, anche se, da quanto emerge, sembra che saranno deleghe di carattere economico. E magari riuscirà a ottenere quella vicepresidenza esecutiva, negata a Gentiloni, che sarebbe una vittoria politica per Giorgia Meloni e un toccasana dopo una serie di sfibranti trattative susseguenti all’esito delle Elezioni Europee.