Politica

Firmato il decreto per l’invio di armi a Kiev

28
Aprile 2022
Di Giampiero Cinelli

L’esecutivo ha varato un nuovo invio di armi, mezzi ed equipaggiamenti all’Ucraina. A stabilirlo un decreto del Ministero della Difesa del 22 aprile, firmato dal ministro della difesa Lorenzo Guerini e dai ministri degli esteri e delle finanze Luigi Di Maio e Daniele Franco. La decisione è legata al Decreto Legge del 25 febbraio 2022 e alla Risoluzione di Camera e Senato del primo marzo 2022, in cui si contemplavano anche aiuti economici e umanitari, si instaura nell’attuale piano europeo di Politica Estera di Sicurezza Comune (PESC), che vede come principale motore il Consiglio Europeo, determinato a sostenere Kiev affinché possa difendersi e mantenere la propria integrità territoriale. Le armi saranno cedute senza costi per l’Ucraina. L’Italia potrà scaricare le spese a livello contabile.

I costi delle forniture sono sostenuti da ogni Stato membro e coperte dallo “European Peace Facility”, strumento istituito nel marzo del 2021 fuori dal bilancio UE, teso a rafforzare le capacità militari degli Stati. Il Consiglio dell’Unione Europea si era riunito in seduta straordinaria il 24 febbraio scorso e poi il 28, trovandosi d’accordo sulla strategia di invio d’armamenti letali. L’elenco delle armi che l’Italia può inviare è stato redatto dallo Stato maggiore della Difesa e consiste sostanzialmente in mezzi che non soddisfano più gli standard fissati ma che restano comunque utili alla parte ricevente per difendersi. Possono rientrarvi anche mezzi considerati in surplus. Fino ad oggi si stima che il nostro Paese abbia fornito armamenti per un totale di 150 milioni di euro. Vi figurano missili Stinger e mitragliatrici. Ulteriori spese nell’invio di armi sono ammesse fino a una data ancora non fissata, stabilita dal Consiglio Europeo. Per adesso il budget previsto va oltre il miliardo.

Dall’invio di armi è fuori la Danimarca, siccome non ha aderito alla Politica di Difesa Comune. Ma il primo giugno è in programma un referendum per farne parte. Austria, Malta e Irlanda dovrebbero confermare la loro non adesione alla cessione di armamenti siccome non fanno parte della Nato.

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