Politica

Evitare di farsi opposizione da soli 

26
Giugno 2023
Di Daniele Capezzone

Va bene, l’opposizione “ufficiale” non esiste, è tripartita e priva di un’agenda convincente: di tutta evidenza, divisa e confusa com’è, non può nemmeno lontanamente trasmettere l’idea di un’alternativa credibile.

Ma questo stato di cose (oggettivamente penoso per la minoranza) non deve indurre la maggioranza, o parti di essa, a farsi una sorta di auto-opposizione. 

Realisticamente, il fatto che il prossimo appuntamento elettorale (le Europee di giugno 2024) si tenga con il sistema proporzionale non aiuta. Anzi: asseconda una tendenza per la quale ognuno corre per sé, ognuno enfatizza i suoi tratti identitari, ognuno marca il territorio rispetto alle formazioni più vicine, evidenziando i tratti distintivi e di differenza anche rispetto ai partiti che – nella coalizione di governo italiana – sono alleati. 

Ma tutto questo va gestito in termini più “complementari” che “avversativi”. 

Governare le differenze in termini “complementari” è fisiologico, virtuoso e produttivo: significa esporre nella vetrina elettorale del centrodestra “prodotti” e “offerte” plurali e articolate, capaci – ciascuno – di intercettare aree diverse. Questo si può ottenere se ognuno enfatizza un tratto peculiare non in termini polemici ma in una logica aggiuntiva rispetto agli alleati: ad esempio, a fronte del ruolo trainante di Fratelli d’Italia, la Lega può portare con sé una benedetta attenzione al profilo autonomista, e Forza Italia un utile elemento di aggancio al Ppe. Sono solo due esempi, ma rendono l’idea di una differenziazione non polemica.

Discorso diverso è se le differenze vengono esaltate in termini “avversativi”. In quel caso, le diversità emergono per contrasto, per contrapposizione: tu fai “a”? E allora io faccio “b”, sottolineando ogni giorno le differenze da “a”. In questo caso, l’idea di fondo è che il bacino di elettori a cui attingere sia in tutto e per tutto identico, e che debba partire un anno di competizione spietata nella stessa area. 

Ora – onestamente – non si può negare che le tre formazioni di centrodestra attingano a una stessa macroarea, anche perché in questi anni si è assistito a una certa transizione, a un’osmosi, a un passaggio da una formazione all’altra di molti elettori. Ma oggi – forse – converrebbe puntare sullo schema “complementare” più che su quello “avversativo”, perché un eccesso di tensione può danneggiare il governo. 

So che queste cose è più facile delinearle in astratto che non in concreto. Ma le tre formazioni, in questo anno pre-elettorale, farebbero bene a definire insieme lo schema di gioco, a decidere quale terreno sia più utile presidiare per ciascuno (nell’interesse comune), insomma a definire ruoli il più possibile  concordati. Non farsi reciprocamente male dovrebbe essere la priorità, a mio avviso, politicamente parlando. Aggiungere, non sottrarre. 

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