Politica

Europee, tutte le statistiche e le curiosità sulle elezioni nei 27 Paesi

06
Giugno 2024
Di Giampiero Cinelli

Affluenza, età media dei candidati e degli elettori, differenze nel comportamento elettorale a seconda dei territori, rapporti di forza tra i Paesi nel voto. Se chi voterà alle elezioni europee ha curiosità di questo tipo, riferite a tutto lo spazio europeo e non solo a quello italiano, a soddisfare la sua voglia di sapere hanno pensato gli esperti del sito Lavoce.info, portale di analisi economica curato solo da professionisti qualificati, ricercatori e docenti.

Quanti votano per la prima volta
Lavoce.info ha svelato, elaborando dati Eurostat, che tra i Paesi con la più alta percentuale di persone che votano per la prima volta, sul totale degli aventi diritto al voto, vi sono Belgio, Francia e Cipro, rispettivamente con 9,8, 9,0 e 8,7%. Tra i paesi con la minor percentuale vi sono Lituania, Slovenia e Bulgaria, rispettivamente con 4,5, 5,6 e 5,7%. L’Italia registra una percentuale di aventi diritto al voto per la prima volta di 5,9% al di sotto della media europea del 6,4%. Su questa statistica influisce l’età media e la soglia minima per il diritto al voto. Che non è uguale in tutti i Paesi: in Belgio, Germania, Malta e Austria si può votare dai 16 anni, in Grecia a 17 e in tutti gli altri stati dell’Unione a 18 anni. La percentuale degli aventi diritto di voto per la prima volta dovrà comunque essere confrontata con la percentuale dei giovani che eserciteranno questo diritto.

Età media dei deputati
Quali sono i parlamentari europei più anziani? Quelli della Lituania e della Lettonia, con un’età media rispettivamente di 60 e di 57 anni. In particolare, l’età dei parlamentari lituani varia dai 54 ai 65 anni, mentre per quelli lettoni dai 43 ai 69 anni. Al contrario, i parlamentari mediamente più giovani sono quelli maltesi (44 anni) e svedesi (45 anni).

Tre Paesi invece si distinguono per aver eletto parlamentari con meno di 25 anni: la Spagna ne ha eletto uno di 25, la Francia di 23 e la Danimarca di 21. L’Italia ha il primato dell’europarlamentare più anziano, un rappresentante di ben 82 anni, l’unico oltre gli 80 in tutta l’Unione Europea. A seguire, troviamo la Polonia e la Germania, dove l’età massima dei parlamentari arriva rispettivamente a 79 e 78 anni.

La propensione al voto in Italia
Nelle ultime elezioni europee del 2019 ci fu una grande disparità regionale nell’affluenza al voto: la percentuale di votanti in Umbria fu quasi il doppio di quella in Sardegna. Le circoscrizioni Nord-Est e Nord-Ovest furono quelle in cui si votò di più (entrambe al 64% di affluenza), seguite da Centro, Sud e Isole, quest’ultime con appena il 37% di affluenza.

Le regioni con maggior affluenza furono Umbria, Emilia-Romagna), Toscana, Piemonte e Lombardia. Quelle con minor affluenza furono tutte regioni comprese nelle circoscrizioni dell’Italia Meridionale e Insulare: Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata e Campania. «Tra le cause anche l’impossibilità per gli studenti e i lavoratori fuori sede di votare in un comune diverso da quello di residenza. Questa possibilità verrà introdotta per la prima volta alle elezioni europee dell’otto e nove giugno per i soli studenti fuori sede, non quindi per i lavoratori».

L’affluenza in Italia
«L’affluenza alle elezioni europee in Italia è sempre stata superiore alla media europea, riflettendo un forte coinvolgimento degli elettori italiani sin dalle prime elezioni del parlamento europeo: nel 1979 ha votato l’85,7% degli aventi diritto, contro il 61,9% della media europea».

La tendenza discendente inizia già nel 1984, con l’82,5%, nel 1989 si va all’81,1% e nel 1994 al 73,6%. Questa parabola è continuata nei decenni successivi, con un calo ancora più marcato dal 1999 al 2019, quando è scesa dal 69,8% al 54,5%.

L’affluenza europea negli anni
Anche la media europea ha mostrato una diminuzione costante dell’affluenza: dal 62% nel 1979 al 42,6% nel 2014. Alle elezioni del 2019 è tornata a salire, con un recupero di otto punti percentuali. Ciò anche a fronte di una riduzione dell’affluenza italiana di circa tre punti percentuali, che l’ha resa più vicina alla media europea.

La ripartizione dei seggi in tutta l’Ue
La soglia di sbarramento non c’è per tutti, solo in 14 Paesi su 27 dell’Ue. La più alta, al 5%, è prevista in Bulgaria, Francia, Romania, Slovacchia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Croazia e Repubblica Ceca. La Grecia al 3% e Cipro all’1,8%.

Le leggi elettorali per le europee non sono identiche in ogni Stato. Ogni modello può avere le sue particolarità ma ognuno deve rispettare il principio proporzionale, utilizzando «o un sistema di lista o il sistema del voto trasferibile singolo. Ciascuno Stato membro funziona come una singola circoscrizione, ad eccezione di Irlanda, Italia, Polonia e Belgio che hanno diviso il loro territorio in diverse circoscrizioni regionali». La proporzionalità è “degressiva“. Cioè il numero di rappresentanti assegnato a ogni paese tiene in considerazione sia la popolazione – quindi più seggi per i paesi più popolosi – sia la necessità di garantire un’adeguata rappresentanza anche per gli stati più piccoli.

È la Germania la nazione con il maggior numero di eurodeputati (96 seggi), seguita da Francia (81 seggi, due in più rispetto a quelli attuali) e Italia (76 seggi). Gli Stati meno grandi eleggono meno parlamentari, ma per loro è stabilita una sorta di compensazione, nel senso che Malta ha un seggio in Parlamento europeo ogni 90.000 abitanti, Lussemburgo uno ogni 110.000 e Cipro uno ogni 153.000. L’opposto invece per i paesi con il maggior numero di seggi: in Germania un parlamentare europeo rappresenta 879.000 cittadini, in Francia 840.000 e in Italia 774.000.

Influenze russe sulla tornata elettorale
Sembra però ci sia anche un interesse a non far votare. Viene da fuori, precisamente dalla Russia. Secondo i tecnici della Commissione Ue e del Parlamento di Strasburgo, nelle ultime ore in Italia sono stati raggiunti 1,5 milioni di account, coinvolti nella propaganda “No Eu”. L’obiettivo deliberato sarebbe spingere all’astensionismo, anche attraverso l’aumento delle notizie false in Germania, Francia e nel nostro Paese. I profili ad alta penetrazione potrebbero essere 275. Screditando le istituzioni europee e istigando al non voto, gli hacker russi dovrebbero promuovere l’ascesa dei partiti più antisistema e critici verso l’Ue. Il rischio trova terreno fertile a Parigi e a Berlino, dove nei sondaggi è in vantaggio il partito di Marine Le Pen e dove una certa influenza la esercita la formazione reputata neonazista Afd. Ma davvero per far vincere le forze euroscettiche serve meno affluenza o anzi ce ne vuole di più? Lo vedremo.