Politica

Europee: Meloni, vorrei delega economia o Green Deal per commissario italiano

14
Maggio 2024
Di Ilaria Donatio

Alle prossime elezioni europee “il mio obiettivo è confermare il consenso che avevo quando sono diventata premier. Per me sarebbe importante perché non credo siano moltissimi i partiti di governo arrivati a un anno e mezzo di distanza con lo stesso consenso”. Così, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ospite del ‘Giorno della Verità’ – l’evento organizzato dal quotidiano La Verità sui temi legati alla politica, all’economia e ai rapporti con l’Europa – rispondendo all’intervista del direttore Maurizio Belpietro.

Meloni: “Non sto al governo per me stessa”
Poi ha proseguito sottolineando come consideri questo “obiettivo importante, particolarmente perché abbiamo dovuto fare scelte difficili e coraggiose. Vorrebbe dire che, anche quando sei costretto a fare delle scelte difficili se sono scelte fatte con giustizia e buonsenso, i cittadini capiscono le decisioni. Non sto al governo per me stessa, faccio questa vita solo se so che va bene per i cittadini italiani, lo faccio per loro non per vanità. Non mi appassiona questa vita”.

“Nessun rimpasto: ricostruzione fantasiosa”
A Belpietro che le domandava, poi, dell’ipotesi di un rimpasto per indicare un ministro come commissario Ue, ne ha escluso la possibilità: “A maggior ragione non per fare il commissario europeo. Bisogna vedere quale delega Italia riesce a spuntare”. “Vorrei spuntare una delle più importanti” come “sull’economia, non indebolita come accaduto l’ultima volta, piena, o la competitività, il mercato interno la coesione, ce ne sono diverse e significative, credo anche la delega al Green Deal, possiamo dire che qualcosa che non ha funzionato”. Al contrario, dice Meloni, “sul green bisogna “correggere il tiro” spiegando che l’Italia punta a una delega “che ci aiuta a difendere meglio gli interessi italiani, anche se si sa che i commissari non lavorano per la loro nazione”. E in particolare sul rimpasto, ha specificato che è “una delle tantissime ricostruzioni forzate che leggo spesso. Anzi, tra gli obiettivi che mi sono data, c’è quello di arrivare a 5 anni con il governo che ho nominato. Non è mai accaduto nella storia d’Italia, sarebbe anche questo un obiettivo molto importante”. 

Su Toti occorre attendere. Il confronto con Elly Schlein
Sul caso giudiziario che sta sconquassando la Liguria, la premier ha riferito di non aver “avuto tempo e possibilità di approfondire più di tanto” ha detto anche dal palco, aggiungendo che aspettare le risposte di Toti sia “il minimo sindacale di rispetto”. Mentre rispetto al tanto atteso confronto con la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha sottolineato che il confronto le “piace”,  che è “il sale della democrazia, in particolare in campagna elettorale”: “Mi fa molto sorridere”, ha aggiunto Meloni, “il dibattito che sta generando l’aver dato disponibilità al confronto” ma di vedere “molti movimenti contro questa iniziativa”. “Penso che sarebbe un errore”, ha aggiunto.

“Sono fiera che mi chiamino Giorgia”
E sull’accoglienza che le viene riservata dalle persone, ha detto: “Sono fiera del fatto che a un anno e mezzo di distanza mi chiamino ancora Giorgia, io temevo che il ruolo potesse creare una distanza, sono fiera del fatto che questo non sia accaduto, che le persone mi diano ancora del tu perché sì, borgatara, pesciarola, mi possono chiamare come vogliono, io sono sicuramente una persona che viene dal popolo. Loro hanno considerato questi epiteti il peggiore insulto non capendo che per me non lo era, se è vero che sono borgatara e sono diventata presidente del Consiglio vuol dire che il destino sulla carta non è determinato delle condizioni di partenza”. 

La premier poi ha riservato una battuta sferzante rivolta ai 5 Stelle, secondo cui “la mia candidatura alle Europee sarebbe una truffa. Io direi che una truffa era mettere a capo del governo un signore che non si era mai candidato e che i cittadini non sapevano chi fosse”.

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