Politica

Europee, i risultati italiani e cosa significano

10
Giugno 2024
Di Giampiero Cinelli

I risultati delle elezioni europee in Italia sono un concentrato di novità. A partire dall’affluenza, il cui livello era già stimato molto basso, ma che confermandosi sotto il 50% sancisce la palese scollatura tra cittadinanza e istituzioni, un rapporto in crisi non da adesso ma che comunque mette davanti a riflessioni ineludibili. L’attenuante è che storicamente alle elezioni europee l’affluenza italiana è più bassa che alle politiche, tuttavia il contesto attuale sembra non potersi rifugiare troppo dietro ai numeri.

Come interpretare il voto
Numeri che comunque (quando allo scrutinio mancano meno di 2.000 sezioni) danno un quadro interessante. Perché al di là del fatto che i partiti possano essere considerati meno legittimati, se a votare va meno del 50% degli aventi diritto, il quadro all’interno del Paese è abbastanza chiaro ed esprime delle tendenze. Con questo intendiamo che il voto europeo va sempre inquadrato anche all’interno degli umori degli Stati membri, per lo meno come suggerimento, dato che le elezioni Ue sono pure in gran parte elezioni a sé, che non replicano quasi mai le dinamiche interne. Molto spesso attraverso la tornata europea l’elettorato si sente libero di esprimere percezioni che nelle elezioni nazionali vengono maggiormente represse. In parole povere stiamo parlando del cosiddetto voto “antisistema”. Si spiega anche così l’affermazione del partito di Marine Le Pen, la quale è data per favorita nelle vicinissime elezioni francesi ma che non è per niente scontato riesca a ripetere il suo risultato. Un discorso del genere vale anche per l’Italia, chi è stato sotto o al di sopra delle previsioni (complice anche la bassa affluenza) giocherà una partita del tutto diversa quando sarà di nuovo davanti ai cittadini della propria nazione.

I risultati non definitivi
Nella penisola Fratelli D’Italia è stata sostanzialmente riconfermata. Di fatto è Giorgia Meloni a conservare la fiducia. Il partito della premier ha preso il 28.8%, il 2,9% in più delle elezioni nazionali del 2022. FdI dovrebbe avere nell’emiciclo europeo 24 seggi. La leader aveva detto che il risultato per lei sarebbe stato positivo se si fosse incrementato il consenso di due anni fa. Il centrosinistra comunque tiene, con il Pd di Elly Schlein che non va male e supera il 24%. Segue il M5S al 9,9%, poi Forza Italia – Noi Moderati al 9,6% e la Lega al 9,07% (i risultati di M5S, FI e Lega sono ad ora simili e i più incerti, siccome lo scrutinio è ancora in corso e si è saputo di alcune difficoltà tecniche in centinaia di sezioni romane). Avs (Bonelli e Fratoianni) hanno preso il 6,67%, Stati Uniti D’Europa (Renzi e Bonino) al 3,75% e Azione – Siamo Europei (Calenda) al 3,33%. 2,20% per la compagine guidata da Michele Santoro, Pace Terra Dignità.

Chi ha vinto e chi ha perso
Quindi se Giorgia Meloni resta in sella, Elly Schlein appare oggi una leader dell’opposizione credibile, capace di rappresentare una serie di istanze differenti da quelle che oggi incarna la maggioranza e di poterlo fare sia sul piano nazionale sia su quello europeo. Fratelli D’Italia prende atto che i suoi alleati di governo hanno ancora un qualche peso, sebbene nel Parlamento comunitario probabilmente non saranno assieme (stavolta però tutto può cambiare e una maggioranza fatta dai popolari e dalle destre radicali non è da escludere). Allo stesso tempo gli alleati in Italia di Giorgia Meloni non danno al loro risultato lo stesso giudizio: per Forza Italia è da valutare con grande entusiasmo, perché vuol dire che dopo la morte di Berlusconi, il partito è ancora in grado di avere un ruolo nella vita politica del Paese. Mentre la Lega cala drasticamente rispetto alle europee del 2019, quando prese il 34,26%. Alle nazionali il Carroccio si era fermato al 8,8%, sostanzialmente lo stesso di ieri, dimostrando che in questa fase la formazione guidata da Salvini non è più un traino e soffre troppo la “concorrenza” sui temi e nello stile di Fratelli D’Italia. Elemento che può seriamente mettere in discussione la leadership del segretario.

La salute delle opposizioni
Il Movimento Cinque Stelle si è detto deluso. Non è arrivato al 10% ma è ancora un partito che esprime una quota importante dell’Italia non governista. Giuseppe Conte ad ogni modo puntava e si aspettava di più, fiducioso di aver posto l’accento su temi forti e cruciali come il no secco alle prospettive di guerra, la messa in dubbio del sostegno all’Ucraina e più in generale una politica più socialdemocratica in economia. La sinistra di Avs, con i Verdi di Angelo Bonelli, strappano un 6% sorprendente. L’impressione è che abbia pagato, su tutte, l’iniziativa a favore di Ilaria Salis, ora agli arresti domiciliari in Ungheria ma sulla carta già parlamentare europeo. Non ce la fanno a entrare Emma Bonino, Matteo Renzi e Carlo Calenda, ciò fa pensare che l’idea del cosiddetto Terzo Polo, ovvero di un contenitore liberale centrista, sia nei fatti insostenibile perché privo di base popolare.

Le prospettive
Alla luce dei risultati nazionali, ma anche di quelli in Francia e Germania, sale la curiosità su quale sarà la prossima maggioranza parlamentare europea. Perché i Popolari (Ppe) e i Socialisti (Pse) sono ancora i due maggiori partiti, tuttavia non è mai solo un fatto di numeri, ragion per cui nessuno dei candidati a guidare la Commissione potrà non tenere conto che nell’animo dell’elettorato continentale ci sono nuove pulsioni, altri bisogni e che probabilmente continuare con la linea della scorsa legislatura non verrà perdonato. E la severità avrebbe riscontri in primis nelle rispettive nazioni.