Politica

Europee: cari giovani, vi conviene votare

03
Giugno 2024
Di Ilaria Donatio

L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”. È uno dei passaggi più famosi della dichiarazione Schuman, rilasciata dall’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman il 9 maggio 1950, quando le nazioni europee cercavano ancora di risollevarsi dalle conseguenze devastanti della Seconda guerra mondiale.

La CECA (paesi fondatori: Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo) è stata la prima di una serie di istituzioni europee sovranazionali che avrebbero condotto a quella che si chiama oggi “Unione europea”.

Il futuro dell’Europa
Oggi l’Europa ha altri traguardi da affrontare che ne orienteranno, con ogni probabilità, il futuro: le elezioni dell’8 e 9 giugno sono il primo in ordine di tempo e il rischio astensionismo di un’ampia fetta della popolazione assai elevato. Nel 2019 non è andato alle urne il 45,5% dei cittadini (il 29% nel 2004): una percentuale più larga di quella – comunque preoccupante – delle Politiche del 2022, quando si astenne circa il 36,1%. 

E nonostante il non voto rappresenti una questione importante per la democrazia delle istituzioni, i sondaggi elettorali dell’Italian National Election Studies (Itanes) e del gruppo di ricerca dell’European Election Studies (Ees), elaborati per il Corriere della Sera da Milena Gabanelli e Davide Angelucci (Unitelma, La Sapienza) dimostrerebbero che – a differenza degli over 35, più interessati alla politica interna – i giovani guardino alle elezioni Europee con grande attenzione.

Chi vota per la prima volta
In tutta la Ue, su 359 milioni cittadini chiamati alle urne, ci sono 23 milioni di giovani che voteranno per la prima volta. La tendenza, soprattutto nei Paesi fondatori, è che l’astensione sotto i 35 anni diminuisce. In Italia i 18-34 enni sono 10 milioni, di cui quasi 2,8 nuovi giovani elettori. 

Cosa aspettarsi dagli under 35?
Stringendo il campo sugli Gen Z, cioè i nati dal ’97 al 2012, è la generazione che si mobilita contro il riscaldamento climatico con i Fridays for Future, la difesa dei diritti umani e Lgbtq+, che condanna il body shaming e il bullismo. Sono soprattutto questi i giovani che adesso devono assumersi la responsabilità di scegliere da chi vogliono essere rappresentati per l’Europa di domani, altrimenti qualcun altro lo farà per loro. 

Sono loro che hanno debuttato alle Politiche 2022 dove i nuovi elettori sono stati 4,7 milioni: ebbene in quell’occasione l’astensione della loro generazione è scesa al 35%. Un segnale che fa ben sperare.

Cosa ha fatto la Ue per i giovani?
Dall’Erasmus passando per DiscoverEU – più conosciuto come il vecchio Interrail – ai tirocini retribuiti fino alla possibilità di accedere a un microprestito di 25 mila euro (tecnicamente, “Strumento Progress di microfinanza”. 

Dal Green Deal che tocca gran parte degli interessi dei più giovani alla possibilità – diventata concreta proprio grazie  all’Europa – di fare acquisti online e di usufruire delle connessioni Wi-fi gratuite in piazze, biblioteche e negli edifici pubblici.

Donne, disoccupati e Sud
Ci sono poi le categorie dei grandi astensionisti: donne, disoccupati, il Sud. Una donna su due alle ultime Europee non ha votato (contro il 27% degli uomini). Eppure il nostro Paese ha incassato 14,8 miliardi dal Fondo Sociale europeo 2021-2027: una parte di questi soldi devono essere spesi per incrementare la parità di stipendio e l’occupazione femminile.

Ancora: tra i disoccupati, l’astensione alle ultime Europee è salita al 55% (più 11 punti rispetto al 2014), contro il 38% di chi un lavoro ce l’ha. La Ue li aiuta a trovare un impiego attraverso i fondi per i corsi di inclusione digitale; alle Regioni ha elargito 4,9 miliardi tramite il Pnrr, da spendere entro il 2025. E in base alle circoscrizioni elettorali, chi non vota è soprattutto al Sud con il 53,5%. E da dove arrivano i fondi strutturali e di coesione destinati allo sviluppo territoriale, economico e sociale delle Regioni meno sviluppate? Da Bruxelles. Solo per il 2021-2027 si tratta di ben 30 miliardi. Se poi le Regioni del Sud non li utilizzano, scrive Gabanelli, non è certo colpa della Ue.

L’Europa e la pandemia
Chi ha dimenticato gli anni bui della pandemia? Nessuno.
La Commissione europea ritiene fin da subito i vaccini una priorità nella risposta al Covid incentrando i suoi sforzi sullo studio di un vaccino sicuro ed efficace, e si impegna a negoziare per conto di tutti gli Stati membri. Stipula contratti per 71 miliardi di euro

A fine 2021 gli Stati membri hanno ricevuto quasi 952 milioni di dosi, garantendo così a tutti, Nord, Sud, ricchi e poveri, l’accesso al vaccino. 

Perché votare
L’8 e il 9 giugno tutti i cittadini italiani maggiorenni sono chiamati alle urne per l’elezione dei membri del Parlamento europeo. Vanno al voto tutti i 27 Stati membri, per un totale di 360 milioni di elettori potenziali.

Il prossimo Europarlamento avrà 720 membri. L’Italia ne eleggerà 76. È il terzo Paese Ue per numero di eurodeputati. Quote maggiori spettano solo a Germania (96) e Francia (91). In base al Trattato di Lisbona del 2007, gli eurodeputati devono essere al massimo 750, più il presidente. Nella precedente legislatura erano 705.

Certo, le istituzioni europee hanno spesso mostrato debolezza al loro interno. Ma quando si dice, “dov’è l’Europa, perché non fa di più?”, è utile sapere che un’Europa più forte passa dal Parlamento Europeo, a condizione che sia legittimato da una forte partecipazione al voto: le decisioni le prende chi alza la mano a Strasburgo e a Bruxelles, non a Roma.

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