Elezioni nazionali anticipate thrilling in Spagna. A pochi giorni dalle urne (28 Aprile) i sondaggi di El Diario, El País ed El Mundo danno per vincitore il Partito Socialista (PSOE), seguito dal Partito Popolare (PP), Ciudadanos, Podemos (UP) e dai franchisti di Vox. Ma in base ai sondaggi né destra né sinistra sembrano poter contare su una maggioranza assoluta degna di tale nome. Né i tre partiti del blocco di destra (PP, Ciudadanos e Vox), né le due forze progressiste di sinistra (PSOE e UP).
Domina dunque l'incertezza, che potrebbe riservare delle sorprese al termine degli scrutini, e fa tornare prepotentemente in campo l'ago della bilancia "astensionismo".
Quelle di Spagna sono le principali elezioni nell'Unione europea che precedono di un mese le europee del 23-26 maggio. In un Paese come la Spagna che dal 2016 ha dato fiducia prima a un governo di centrodestra (Rajoy) e poi ad uno di centrosinistra (Sánchez), durante un periodo in cui la spinta autonomista della Catalunya si è fatta molto sentire.
Il governo Sánchez si è formato grazie all'appoggio dei Catalani, e poi sfaldato di fronte a una legge di bilancio molto impegnativa e invisa agli indipendentisti stessi.
Nota a margine: anche l'indipendentismo catalano ha due facce: quella di centrodestra (Junts per Catalunya) e quella di sinistra (Esquerra Repubblicana). A riprova di come l'ideologia in Spagna abbia ancora un senso anche in presenza di forti valori condivisi e si mostri non solo viva e vegeta, ma in buona salute.
Un governo potenzialmente duraturo sarà possibile solo se si stringeranno alleanze sulla carta già scomode. Mentre la Spagna (come l'Italia) ha tremendo bisogno di stabilità.
Paolo Bozzacchi