Politica
Elezioni regionali: rischia Emiliano. De Luca e Zaia verso la conferma
Di Andrea Maccagno
Emiliano in bilico. De Luca e Zaia attesi vincitori. Sono queste le novità degli ultimi sondaggi sul risultato delle elezioni regionali alle porte (20-21 settembre). La coalizione di governo M5S-PD non è riuscita a trovare un’intesa e si presenterà divisa agli elettori, tranne in Liguria dove la candidatura giallorossa di Sansa era già stata ufficializzata nelle precedenti settimane. Sulle schede ci saranno una pletora di candidati presidenti (50) e una vera e propria selva di liste. Sono ben 124 nelle sei regioni al voto.
Guidano la classifica da record di liste a supporto gli uscenti e ricandidati Emiliano in Puglia e De Luca in Campania con ben 15 liste a testa. Gli incumbent Dem sono disperatamente alla ricerca di quel voto in più che riconfermi loro sulle poltrone più ambite delle giunte regionali.
Gli elettori pugliesi sulla scheda (o lenzuolo?) elettorale troveranno di tutto in appoggio a Michele Emiliano, che dagli 8 simboli del 2015 è riuscito a passare al numero record di 15 liste a supporto. Spaziano dalla rinata “Democrazia Cristiana” alla “Sinistra Alternativa”. Da “Con Emiliano” a “Emiliano Sindaco di Puglia”. Dal “Partito Animalista” a “Sud Indipendente Puglia”. Fino all’ultima creata: “Pensiero Popolo e Azione”.
Anche i supporter di Vicenzo De Luca non avranno difficoltà a trovare una delle 15 liste da votare tra quelle che lo sostengono. Una pluralità di offerta da fare invidia, ben più alta delle 9 liste presentate nel 2015. Qui si va da “Per – Per le persone e la comunità” (sia mai) a “Davvero sostenibilità e diritti – Partito animalista”. A differenza di Emiliano, però, De Luca conta sull’appoggio di Italia Viva di Matteo Renzi, che in Puglia schiera Ivan Scalfarotto come proprio candidato (appoggiato a sua volta da tre liste).
In Puglia il centrodestra di Fitto si presenta con 5 liste e in Campania quello di Caldoro con 6. Interessante la scelta di Laricchia in Puglia, dove il logo del Movimento 5 Stelle è accompagnato dalla lista civica “Puglia Futura”: un unicum in casa grillina. Ma la notizia è che sia riuscita a presentarsi, viste le pressioni esercitate anche da Conte per una coalizione giallorossa a livello locale. Stessa fortunata sorte per il collega marchigiano Mercorelli, che se la vedrà con Mangialardi e Acquaroli, con quest’ultimo favorito.
Nel centro-nord, invece, centrosinistra e centrodestra si presentano agli elettori con coalizioni più piccole di 4/6 simboli. Ma perché questo boom di liste, candidati e civici? E perché una presenza così massiccia al sud?
Le ragioni sono poche e semplici. In una tornata elettorale a turno unico vince chi ottiene un voto in più. Poco importa palesare il grado di disperazione che porta a centrare quest’obiettivo. Frazionare il voto vuol dire avere più possibilità di raggranellare quello “zero virgola” in più e fare quindi la differenza. Perché “liste” vuol dire “candidati” e “candidati” vogliono dire “voti”.
E qui veniamo al secondo quesito. La scienza politica e il comportamento elettorale hanno dimostrato come l’elettore meridionale sia più incline al voto di preferenza (attenzione, non si legga obbligatoriamente come voto clientelare). E se il voto al candidato è un voto al partito, allora un voto al partito è un voto al candidato presidente. In un’elezione competitiva come quella campana e (soprattutto) pugliese, dove ogni voto farà la differenza, è quindi chiaro come allargare l’offerta può dare qualche speranza in più al candidato presidente. Specialmente se leader di una coalizione il cui partito principale – in questo caso il Pd – fatica ad ottenere consenso.
Ma cosa dicono gli ultimi sondaggi? Notizie non buone per il centrosinistra, che attualmente governa in 4 delle 6 regioni al voto (escludendo la Valle d’Aosta). Al momento sembra più facile per i Dem riuscire a confermare Toscana e Campania, mentre è più probabile possano perdere le Marche (nelle quali è saltato l’accordo con il M5S) e per la seconda volta la Liguria (nonostante la proposta dello “schema Conte”).
Nessun dubbio sulla vittoria di Luca Zaia in Veneto, la cui rielezione è destinata ad avere percentuali da plebiscito. Secondo l’ultimo sondaggio Winpoll-Cise, al leghista è assegnata una percentuale di consensi intorno al 76,8%, contro il 15,5% di Lorenzoni, il 3,8% di Cappelletti e il deludente 1,1% di Sbrollini.
C’è poi una sfida nella sfida, tutta interna al centrodestra: riuscirà la Lista Zaia a superare la Lega di Salvini? Secondo Winpoll sì. Il simbolo Zaia otterrebbe – da solo – il 33,6% dei voti, contro il 26,8% della Lega.
Resta molto incerta la sfida in Puglia, la più combattuta delle sei. Gli ultimi sondaggi danno risultati contrastanti. Per Bidimedia era di poco in vantaggio Emiliano; per EMG Acqua vincerebbe Fitto con il 43,5% dei voti contro il 37,5% di Emiliano. Un esito imprevedibile, quello pugliese, che sicuramente non lascia dormire sereno l’attuale presidente democratico, che ha puntato su 15 e più liste per sperare nella riconferma.
Si attendono gli ultimi colpi (bassi) di campagna elettorale. Poi la conta e le attese conseguenze politiche.
Vi terremo aggiornati.
photo credits: Adnkronos