Tecnicamente quando scriviamo non è ancora finito lo spoglio (mancando due sezioni di Campobasso per un totale di 889 voti), ma praticamente dalla notte di lunedì Francesco Roberti è il nuovo governatore del Molise. Come purtroppo accade sempre più frequentemente alle elezioni, il primo partito risulta quello di coloro che non hanno votato. Con un’affluenza vicina al 48%, pari a 157.400mila votanti, il centrodestra rimane alla guida della Regione con il 62,3% dei consensi. Distacco pesante quello accumulato dal centro sinistra. Roberto Gravina, candidato del campo largo senza IV-Azione, si ferma a quota 36,2%. Emilio Izzo, candidato civico, raccoglie l’1,4% dei voti.
“Non sarò il Presidente ma il sindaco di questa regione e il mio lavoro sarà volto ad affrontare e problemi che il Molise e i molisani hanno”, commenta Francesco Roberti, sindaco di Termoli e neo eletto alla presidenza della ventesima regione italiana. “Il Molise può cambiare – ha aggiunto – se siamo noi i primi a cambiare. I molisani ci hanno dato fiducia e non la dobbiamo tradire. Sono ansioso di occuparmi delle priorità e non sono preoccupato, per cui si parte senza perdere tempo e con la voglia di far sì che il Molise esista come è esistito oggi. Dedico ai molisani il mio impegno, chi mi conosce sa che non mi risparmio, ma voglio dire a tutti dimostrate che avete a cuore la regione come Silvio Berlusconi aveva a cuore questo posto”. Il Governo tira un sospiro di sollievo e incassa l’ennesima iniezione di fiducia. “Congratulazioni a Francesco Roberti per la vittoria alle elezioni regionali in Molise. Un altro grande successo, ottenuto grazie al lavoro del centrodestra unito, che conferma la solidità della coalizione di Governo. Un risultato che ci spinge a continuare verso questa direzione mantenendo fede alla promessa fatta agli italiani e alla fiducia che i cittadini hanno riposto in noi. Avanti così”, ha scritto sui propri canali social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
E se il sindaco di Termoli esulta, quello di Campobasso prende atto di una netta sconfitta. “L’esito del voto è chiaro: a Francesco Roberti va un augurio di buon lavoro nell’esclusivo interesse dell’intera comunità molisana”, il sintetico commento di Roberto Gravina. Le sconfitte fanno sempre rumore, ma se arrivano in un momento nel quale la pallina sul piano inclinato del PD sembra non fermarsi più, allora il rumore diventa frastuono. Le reazioni dentro il Partito non si fanno attendere. Tra chi commenta senza peli sulla lingua c’è l’ex Senatore Salvatore Margiotta, componente della direzione nazionale del Pd: “Non è stata fatta un’analisi approfondita del voto del 25 settembre, neanche durante il Congresso, stessa cosa per la recente sconfitta ai ballottaggi e ora si minimizzerà la batosta in Molise”. Toni più morbidi dall’ex Ministro del Lavoro, oggi deputato PD, Andrea Orlando: “Quella del Molise è una vicenda con caratteristiche proprie. Se c’è una tendenza da registrare è il forte astensionismo che ha caratterizzato anche questo appuntamento elettorale, e che pagano di più il centrosinistra e il M5S che non il centrodestra. Su questo è sicuramente necessaria una riflessione”.
Nello specifico, il prossimo consiglio regionale, al netto di soprese o riconteggi dell’ultima ora dovrebbe essere composto da 13 consiglieri di maggioranza contro i 7 della minoranza di centrosinistra. FdI sarà il gruppo più grande con 4 consiglieri, Fi ne elegge 3. Due invece i seggi per Molise che vogliamo, la formazione vicina all’eurodeputato di Fi, Aldo Patriciello. Un seggio sicuro e un altro ancora in forse per i Popolari, lista centrista fortemente radicata sul territorio. Infine, un seggio ciascuno dovrebbero andare a Noi Moderati, lista direttamente collegata al presidente Roberti, e alla Lega. Oltre al candidato presidente sconfitto, Roberto Gravina, in opposizione andranno tre consiglieri del Partito Democratico che totalizza un risultato attorno al 12%. Il Movimento Cinque Stelle, scomparso dai radar dei media non avendo proferito parola da ieri, subisce un tracollo netto e non arriva alla doppia cifra (si ferma sotto il 7%, 5 anni fa era volato sopra il 31%). In questo modo si assicura un solo seggio sicuro, mentre un altro è ancora da decidere. Un seggio va poi alla formazione civica Costruire Democrazia. Nutre ancora qualche speranza di arrivare al quorum del 5% e quindi entrare in Consiglio regionale la lista Alleanza Verdi-Sinistra Alternativa Progressista.
Non sappiamo ancora se questa tornata elettorale abbia segnato o meno l’inizio di nuove alleanze politiche. Di certo ha confermato la forza della coalizione di centrodestra, la debolezza del campo largo di centrosinistra con PD e Movimento 5 Stelle insieme, e certifica le idee poco chiare del terzo polo di Calenda e Renzi che, in qualità di alternativa centrista, vagano in mare aperto senza un porto sicuro nel quale ormeggiare.