Alle ore 20 di ieri si sono chiusi i giochi per la presentazione dei candidati alle prossime elezioni del 4 marzo, chi c'è c'è, chi non c'è non c'è. E' tempo di bilanci: chi ha vinto la sanguinosa battaglia delle liste? ad un primo sguardo emerge come siano stati premiati i fedelissimi dei capi partito e siano stati esclusi i dissidenti. La Partita però non ha risparmiato inaspettate new entry dell'ultimo minuto e eccellenti esclusioni.
Il noto quotidiano online Affaritaliani.it ne ha parlato con Alessandro Amadori, sondaggista e docente di Comunicazione Politca (Laboratorio) all'Università Cattolica di Milano, che ha analizzato le scelte di ogni compagine, costrette a «una logica da Prima Guerra Mondiale, ovvero a liste di trincea».
Nel Partito democratico – «Le liste elettorali di Renzi restringono il potenziale elettorale del Pd e danno l'idea di un partito del segretario, praticamente monocorde. Una scelta consapevole ma che crea tensioni in una formazione politica che ha storicamente una composizione articolata. Una mossa coraggiosa ma anche pericolosa. La scelta di Renzi di blindarsi con i fedelissimi ha disturbato e mi aspetto quindi un flusso di tensioni sul Pd».
Analogo discorso andrebbe fatto per Forza Italia, anche se «Berlusconi ci rimette di meno perché il suo è un partito del 15% e non del 30%. Tutto sommato si sapeva che l'ex Cavaliere avrebbe puntato sui fedelissimi e chi vota FI lo fa perché ama il suo leader, è un partito personale. Di fatto, è la lista Berlusconi e gli altri sono solo di complemento», ha precisato il professore.
Il Movimento 5 Stelle, tra delusioni e polemiche, «trasmette una certa idea di selezione aperta delle candidature. Un processo abbastanza partecipato, pur con tutti i limiti, che ha portato ad una varietà di personaggi non disprezzabile». «Credo che il M5S con queste liste mantenga il proprio potenziale elettorale», ha chiosato Amadori.
La Lega di Salvini ha candidato Umberto Bossi a Varese, l'avvocato Giulia Bongiorno, l'italo-nigeriano Iwobi e il poliziotto Tonelli, come a voler sottolineare la propria doppia anima, legata alle proprie radici ma proiettata nel futuro. «Una scelta saggia. La destra del leader del carroccio è una destra classica, europea, certamente non di estrema destra e non neo-fascista. Un partito che vuole il rispetto della legge, l'ordine e lo stato di diritto. La candidatura dell'esponente di colore dimostra che la Lega non è contro la varietà culturale ma che vuole un'immigrazione controllata e legale. Con queste liste Salvini può prendere più voti perché copre un'area ampia di Centrodestra, anche classica, che Forza Italia e Berlusconi lasciano scoperta».
Secondo Amadori, Liberi e Uguali si assesta a sinistra della sinistra, rappresentata dal Pd, e annovera tra le sue fila figure di spicco a partire dallo stesso Grasso: «Intelligente la scelta di portare a bordo cariche istituzionali di un certo peso. Invariata la potenzialità elettorale dopo la formazione delle liste».
Poche soprese invece per la terza gamba della coalzione di centro destra, Fratell d'Italia: «Da segnalare il ritorno di Crosetto, persona capace e stimata. La Meloni con queste candidature conferma la sua nicchia solida».
Futuro incerto invece per i partiti centristi, come Noi per L'italia-UDC, che rischiano di rimetterci con questa legge elettorale: «Vale lo stesso discorso fatto per il Pd. Anche se in questo caso le dinamiche di voto sono legate alle persone e ai territori e quindi bisognerà vedere esattamente che impatto avranno le candidature e le scelte nelle singoli Regioni/Province. Difficile una valutazione complessiva», conclude Alessandro Amadori.