Politica

Elezioni ghanesi in pareggio, tutto nelle mani dell’unico indipendente

19
Dicembre 2020
Di Andrea Maccagno

In un Parlamento bipartitico, quanto può contare un unico eletto indipendente fuori sia dalla maggioranza sia dall’opposizione? Nulla, si dirà. Non però se l’elezione che ha trasformato i voti in quei seggi fosse finita in pareggio e con un unico seggio a determinare il successo o l’insuccesso di un fronte anziché l’altro.

È quanto accaduto in Ghana alle elezioni legislative dello scorso 7 dicembre. Il partito di maggioranza uscente (New Patriotic Party, centrodestra) ha perso 32 seggi rispetto alla tornata precedente, fermandosi a 137. Quello di opposizione (National Democratic Congress, centrosinistra) ne ha guadagnati 31, portandosi anch’esso a 137. Ago della bilancia il deputato indipendente eletto nella regione di Ashanti, quella che metteva in palio il maggior numero di posti (47): oggi è lui ad avere il pallino del gioco in mano.

In Ghana vige un sistema monocamerale, con un Parlamento eletto ogni quattro anni. I 275 membri sono eletti in collegi uninominali secondo il modello del first-past-the-post: chi ottiene un voto in più vince. Il sistema è multipartitico, ma la legge elettorale premia le liste più forti e – in via generale – dovrebbe garantire la formazione di ampie maggioranze. Dal 1992 ad oggi, cioè da quando in Ghana si è stabilito un assetto democratico, la maggioranza parlamentare è sempre andata o all’NPP o all’NDC, secondo un principio caro delle istituzioni democratiche: l’alternanza al potere.

Il Ghana è una repubblica presidenziale, il cui presidente viene eletto direttamente dai cittadini ogni quattro anni e per non più di due mandati consecutivi. Al primo turno vince chi ottiene più del 50% dei consensi; in caso contrario si ricorre al ballottaggio tra i due candidati più votati.

Quest’anno i candidati sono stati 12 ma, come già anticipato, il duello è stato tra i due principali esponenti del centrosinistra (John Mahama) e del centrodestra (Nana Akufo-Addo). Non una novità per gli elettori ghanesi, che sono stati chiamati ad esprimersi in merito per la terza volta consecutiva: nel 2012 vinse Mahama; nel 2016 Akufo-Addo, l’incumbent del 2020.

Anche l’elezione presidenziale è stata all’ultimo voto e non senza polemiche. Akufo-Addo l’ha spuntata con il 51,3% dei consensi, contro il 47,4% del rivale. Per poco, quindi, è stato riconfermato Presidente al primo turno, anche se Mahama ha già fatto sapere di contestarne l’esito.

Four more to do more”: ha vinto il messaggio della continuità, quello che Akufo-Addo ha insistentemente sottolineato per riportare il Ghana alla crescita economica che stava conoscendo prima dell’arrivo dell’emergenza pandemica. Nel 2019, infatti, la crescita del Pil registrava un +6% e, soprattutto, il Paese si era affrancato dai fondi internazionali stanziati per gli Stati africani in via di sviluppo.

Il Ghana è un paese, tra quelli africani, piuttosto stabile a livello sia economico sia democratico. Su 198 Stati, nel 2019 si è piazzato 80esimo nella classifica sul livello di corruzione stilata da Transparency.org. Con uno score di 41/100, è tra i dieci Paesi migliori dell’Africa Subsahariana, ben al di sopra della media della regione, la più bassa al mondo (32/100). Per un rapido confronto, l’Italia è al 51esimo posto con un punteggio di 53/100: nel 2012 il nostro score era di 42/100, non lontano dal quello ghanese di oggi.

Era l’anno della grande coalizione che sostenne l’esecutivo di Mario Monti in un fine legislatura da incubo, tanto per la crisi economica quanto per la sfiducia verso le istituzioni. Soprattutto quelle parlamentari, che avevano visto il fiorire di “Responsabili” passare dall’opposizione alla maggioranza senza un’apparente ragione politica che non fosse il proprio tornaconto personale.

“Te lo dico da amico, fatti li c***i tua”, diceva il nostro senatore Razzi. Chissà se il deputato indipendente ghanese, dal quale dipenderanno le sorti della futura maggioranza nel Paese africano, avrà qualcosa del Nostro di Giuliano Teatino oppure no. Certo non sarebbe male vivere un giorno da parlamentare più influente, anche se di un posto tanto lontano com’è il Ghana.

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