Politica
Elezioni europee, Ppe avanti nei sondaggi. Si profila l’Ue delle destre
Di Giampiero Cinelli
A giugno in programma le elezioni europee e tutti sondaggi fin ora evidenziano il vantaggio del Ppe, il partito che riunisce le formazioni di centrodestra. Sembra avere la strada spianata Ursula von der Leyen, che ieri ha ottenuto a Bucharest l’investitura che la ricandida a guidare la Commissione europea per i popolari.
Se i numeri non mentiranno, sarà però fondamentale concentrarsi sulle geometrie che si creeranno nel prossimo parlamento a Bruxelles. Spesso infatti nella legislatura che volge al termine il partito Popolare e il Pse, i Socialisti europei, hanno fatto sponda, con anche i Liberali di Renew Europe, delineando quella che è stata chiamata “maggioranza Ursula”; ma oggi il quadro potrebbe essere completamente diverso, siccome sia in Italia che in Francia, due nazioni chiave dell’Unione, dovrebbero riscuotere molto consenso i partiti di destra radicale, come Ecr (Conservatori e Riformisti) e Id (Identità e Democrazia) di cui fanno parte rispettivamente Fratelli D’Italia e Lega.
In un sondaggio di gennaio dello European Council on Foreign Relations è emerso che, stante il vantaggio del Ppe con i Socialisti secondi, A Roma e Parigi sono in testa i partiti europei legati a Meloni e Le Pen. Macron sostiene la von der Leyen, ma cosa farebbero i leader italiani sull’asse comunitario? Anche alla luce del fatto che nel sondaggio i partiti populisti sono in vantaggio in altri sette Stati: l’Austria, la Slovacchia, la Polonia, il Belgio, i Paesi Bassi, la Repubblica Ceca, l’Ungheria.
Significherebbe insomma che per Ursula von der Leyen sarebbe fondamentale creare un asse con le destre più alternative, giocando su compromessi relativi a temi importanti come l’ambiente. Non a caso la Commissaria uscente ha già detto a Bucharest che vorrà ascoltare le richieste degli agricoltori ed è sempre più concreto che sulla riduzione dei pesticidi l’Ue confermerà la marcia indietro. Non è ancora chiaro invece come andrà a finire per quanto riguarda lo stop alla produzione di auto a benzina dal 2035 e il nuovo regolamento sugli imballaggi. Tutti temi del Green Deal su cui ovviamente le sinistre hanno sempre mantenuto un’impostazione più ortodossa.
Ma una cosa della ipotetica guida von der Leyen è già chiara, ovvero che non si mette in discussione l’ostilità alla Russia e il sostegno all’Ucraina, e proprio in questi giorni la Commissaria ha parlato della necessità di un riarmo del Vecchio Continente auspicando la difesa comune europea. E questo è un punto sul quale da entrambi i macro-schieramenti non emergono evidenti divergenze.
Altro aspetto che dovrebbe caratterizzare la Commissione europea a trazione Ppe è lo sbarramento a qualsiasi tipo di violazione dello Stato di diritto, un concetto che spesso viene tirato in ballo ad esempio commentando l’operato di Viktor Orban, le misure sui temi civili in Polonia o le gestioni nazionali dell’immigrazione.
Stando alle proiezioni il Ppe otterrebbe tra i 175 e i 181 seggi, potendo piazzare ai tavoli di Commissione e Consiglio tra i 12 e i 12 rappresentanti e probabilmente guadagnandosi il diritto alla deleghe chiave come Difesa, Esteri, Ambiente, Commercio e Agricoltura.
I numeri in Italia? Secondo un sondaggio di Noto pubblicato ieri Fratelli d’Italia si muove su un 27%, 29% se Meloni si candida in tutte le circoscrizioni. Secondo partito il Pd con il 19.5% che, con la candidatura del suo segretario Schlein, salirebbe al 20.5%. Il Movimento 5 Stelle, il cui presidente Conte ha dichiarato di non candidarsi, otterrebbe il 16.5%. La Lega di Salvini sarebbe testata all’8% ma con le candidature dei leader scenderebbe al 7.5%. Poi c’è Forza Italia, che dal 7.5% con la candidatura di Tajani salirebbe all’8%. Verdi e Sinistra è testata al 4% ma scenderebbe al 3.5% con i leader candidati. Azione di Calenda passerebbe dal 3.5 al 3% (con candidatura leader). Infine +Europa al 3.5% e Italia Viva che non subirebbe alcuna variazione e si attesterebbe al 3%.
Percentuali che al Parlamento europeo si tradurrebbero con un numero di seggi per Fratelli D’Italia certamente in doppia cifra e sopra i 20. Un peso da non sottovalutare che non a caso portano Antonio Tajani a sperare che Fratelli D’Italia decida di far parte del Ppe. Questa eventualità è stata più volte rigettata da Meloni.