Politica
Amministrative, cosa dice e come va spiegato il voto degli elettori
Di Giampiero Cinelli
In una nazione che esprime ancora in modo abbastanza chiaro l’impronta del centrodestra, la competizione politica è ancora viva e il potere è contendibile. Questo è emerso dai dati delle ultime elezioni amministrative e lo stesso concetto è stato rilevato dal dibattito, dedicato alle urne locali, nella puntata odierna di Largo Chigi, un format di The Watcher Post.
Il tabellino
Sono ora 57 le città capoluogo del centrosinistra, che in 5 anni ha conquistato 15 capoluoghi, la destra passa così da 52 a 40 capoluoghi, dopo il 17 a 10 della scorsa settimana e il 6-0 nei capoluoghi di regione a vantaggio delle forze alternative alla maggioranza di governo. Il Pd strappa città difficili come Vicenza e Verona, riconquista Perugia e cresce al sud. La compagine di centrodestra tuttavia rimane stabile: come ha evidenziato il sondaggista Nando Pagnoncelli sul Corriere, in termini generali nelle città superiori a 15.000 abitanti dove è previsto il ballottaggio, la sinistra cresce passando da 102 a 111 centri, mentre la destra passa da 81 a 80. Tale tendenza si accentua al sud in favore della sinistra. Ancora presto quindi per dire che il ciclo dell’attuale esecutivo di governo sia esaurito, dato che invece guida in 14 regioni contro le 5 della sinistra. Sarà importante infatti vedere cosa accadrà nelle prossime elezioni regionali in Emilia, Umbria e in Toscana, dove il centrosinistra ha molte chance di vincere.
In studio si è evidenziato che la contendibilità del potere in Italia tranquillizza gli elettori. Elettori che comunque mai come in questo periodo storico mostrano disaffezione. I ballottaggi hanno avuto un’affluenza sotto il 50%, con un calo di 15 punti rispetto al primo turno. E nelle precedenti votazioni al primo turno l’affluenza era stata del 5% in più.
L’astensionismo va preso di petto?
Per questo il presidente del Senato Ignazio La Russa commentando le elezioni aveva proposto di rivedere le soglie per i ballottaggi, ricevendo molte critiche, anche perché la considerazione è arrivata all’indomani di una sconfitta per la parte politica da cui proviene. Giuseppe Alberto Falci del Corriere della Sera ha fatto notare a Largo Chigi che l’idea di La Russa si rifà al modello elettorale siciliano, dove si va al ballottaggio se nessuno raggiunge il 40%+1 dei voti. Significherebbe l’abbassamento della soglia per ottenere la maggioranza. Secondo Falci pensare ad interventi legati al problema dell’affluenza lascia il tempo che trova, perché i partiti dovrebbero concentrarsi sul migliorare la loro classe dirigente, offrire candidati spendibili e far sentire la loro presenza sul territorio, fattori questi che durante la Prima Repubblica si avvertivano e portavano la gente a votare.
Tra l’altro – ha osservato il giornalista – è sbagliato pensare di poter trarre vantaggi dalle leggi elettorali, che spesso si ritorcono contro. Un esempio, la modifica del Porcellum di Calderoli nel 2005, l’anno dopo vinse Prodi. Vi sono poi alcuni risultati che farebbero ritenere un cambio di equilibri, se si va a vedere il buon momento, anche a livello locale, di Avs. Non bisogna però dimenticare che il successo alle europee è stato «drogato» dal caso Salis, che ha raggruppato elettorati molto diversi tra loro, tra cui anche i movimenti extra-parlamentari.
La destra resta salda
Secondo il Direttore di The Watcher Post Piero Tatafiore, la riflessione di La Russa non è proprio «campata in aria», perché in ogni caso non si può più ignorare l’elemento ormai strutturale della forte astensione. Tatafiore ha evidenziato come oggi si eleggano sindaci che possono avere una base di consenso molto bassa, magari anche con solo il 20% di preferenze reali. «In questo caso specifico probabilmente ha influito anche il fatto che ci sono state le elezioni europee ravvicinate e c’è chi ha deciso stavolta di passare il weekend fuori. Il dato sull’affluenza deve comunque preoccuparci. Non vedo però all’orizzonte problemi per la maggioranza, perché il vero risultato politico sono state le europee e anche il G7 è andato bene. Meloni non vuole toccare adesso la sua squadra, nonostante i discorsi sulla sovra-rappresentanza, ad oggi, di forze come forse la Lega, anzi ritengo che neanche se Raffaele Fitto dovesse diventare Commissario europeo ci sarebbe un rimpasto. Del resto è noto che il centrosinistra è forte nelle grandi città e il centrodestra sa fare presa invece nelle piccole province. Poi sul piano nazionale la destra riesce ugualmente a dare una proposta politica stabile e coerente. Se davvero potranno esserci scossoni negli equilibri di governo a mio avviso potrebbe essere sul Premierato», ha concluso Tatafiore.
La situazione nelle opposizioni
«Certo è che la leadership di Elly Schlein, si rafforza, oltre a contribuire a disegnare una leadership politica italiana a trazione femminile, così com’è nell’Unione Europea. Molte anche le sindache elette. Ma il dato principale per il Pd è che adesso le voci, che io ho sentito personalmente “in Transatlantico” (soprannome di Palazzo Montecitorio), sul possibile passo indietro di Schlein dalla segreteria sono totalmente messe a tacere». Lo ha detto a Largo Chigi Giovanni Tortorolo, giornalista di Askanews, il quale si è soffermato anche sulla crisi dei 5Stelle, ecco perché Grillo scende di nuovo a Roma dopo tempo e rispuntano i nomi di Alessandro Di Battista e Virginia Raggi. Tortorolo ha aggiunto: «Se il M5S ha la natura di un’avanguardia di opposizione allora Elly Schlein diventa un problema. Non la vede Giuseppe Conte che sta cercando apertamente un’alleanza politica con la segretaria. Il merito di Elly Schlein è stato quello di aver compattato. Alle europee sono stati eletti sia figure vicine a Bonaccini sia a lei, come Strada, Tarquinio, Annunziata. Conte e Salvini invece hanno fatto le loro falangi eleggendone pochi».
Se la comunicazione conta
I risultati politici ci dicono i valori effettivi. Eppure oggi non si può prescindere dal continuare ad analizzare anche le dinamiche della comunicazione e della comunicazione social, che pur essendo una dimensione parallela, non tangibile, date le sue proporzioni non può che avere prima o poi una ripercussione sulla politica. Ne è convinto Domenico Giordano di Arcadia, che a Largo Chigi ha mostrato le performance sul web dei leader, tra cui spicca ancora Giorgia Meloni. Il post in cui mangiava le ciliegie chiedendone la qualità ha totalizzato 31 milioni di visualizzazioni, mentre il video al G7 con il premier indiano Modi ha registrato 50 milioni di views. «Questo significa presidiare l’attenzione, oltre ad accompagnare la comunicazione più istituzionale con dei contenuti differenziati, Insomma esserci sempre», ha affermato Giordano.
La puntata di Largo Chigi – video integrale