Politica
Draghi in Parlamento: “La nostra sicurezza messa in dubbio da Trump”, priorità è difesa comune
Di Ilaria Donatio
È stata la prima volta che tornava in Parlamento dalla fine del suo mandato come Presidente del Consiglio, nel 2022: un emozionato Mario Draghi è stato audito, stamane, in Senato sui contenuti del Rapporto sul Futuro della Competitività Europea. Ma senza perdere la solita ironia: la lunga relazione pronunciata davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue della Camera e del Senato, con i parlamentari che hanno posto domande all’ex premier, si è conclusa con un “sentite io vedo che voi guardate l’orologio, quindi vi ringrazio moltissimo per l’attenzione. Grazie”.
“L’Europa è oggi più sola”
“La nostra sicurezza è oggi messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l’invasione dell’Ucraina, ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione Europea”. Da qui è partito il consulente speciale della presidente della Commissione Ue ed ex presidente Bce: “Gli indirizzi della nuova amministrazione hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile”, spiega Draghi, “l’Europa è oggi più sola nei fori internazionali come è accaduto di recente alle Nazioni Unite, e si chiede chi difenderà i suoi confini in caso di aggressione esterna e con quali mezzi”. Per l’Europa, sulla sua difesa, sulla sua economia, sulla sua crescita, l’ex premier boccia soluzioni bilaterali: “Non siamo sicuri che facciano bene a noi, oltre a renderci meno competitivi: l’Europa deve affrontare i problemi e trovare soluzioni insieme”.
Piano da 800 miliardi
Il Rapporto Draghi redatto su impulso della Commissione dell’Unione europea, prevede un piano di investimenti annui per 800 miliardi di euro per l’innovazione, la transizione energetica e la difesa, è stato presentato per la prima volta lo scorso settembre al Parlamento europeo. “Quando la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, mi ha chiesto di redigere un Rapporto sulla Competitività”, ha sottolineato Draghi, “i ritardi accumulati dall’Unione apparivano già preoccupanti”. Ora, però, la situazione è peggiorata. “L’Unione europea ha garantito per decenni ai suoi cittadini pace, prosperità, solidarietà e, insieme all’alleato americano, sicurezza, sovranità e indipendenza. Questi sono i valori costituenti della nostra società europea”, ricorda l’ex presidente del Consiglio. Ma “questi valori sono oggi posti in discussione”.
Dazi, forte impatto sul sistema Italia
Secondo Draghi, “la nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basava su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto dalle politiche protezionistiche del nostro maggiore partner. I dazi, le tariffe e le altre politiche commerciali che sono state annunciate avranno un forte impatto sulle imprese italiane ed europee“.
L’Europa deve investire di più in difesa
Secondo Draghi, la difesa è “tra le maggiori vulnerabilità a cui è esposta l’Unione”, perciò, per la difesa comune europea, “occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei per lingua, metodi, armamenti e che sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale”. Un obiettivo che si raggiunge favorendo “le sinergie industriali europee concentrando gli sviluppi su piattaforme militari comuni (aerei, navi, mezzi terrestri, satelliti)“.
Interventi più urgenti: costo dell’energia, regolamentazione, innovazione
Per l’ex premier, a sei mesi dalla presentazione del suo Rapporto, sono tre gli aspetti diventati ancora più urgenti: costo dell’energia, regolamentazione, politica dell’innovazione.
Secondo Draghi, “costi dell’energia così alti pongono le aziende – europee e italiane in particolare – in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri”, mettono a rischio “la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell’economia, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita”. Ecco che allora “una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette – per imprese e famiglie”. Basti pensare che in Europa, negli ultimi 6 mesi il prezzo del gas naturale all’ingrosso è aumentato in media di oltre il 40% con punte di oltre il 65%, sottolinea Draghi. E pure i prezzi dell’elettricità continuano ad essere 2-3 volte più alti dei prezzi degli Stati Uniti.
“In Italia il problema è ancora più marcato – dice Draghi -: i prezzi dell’elettricità all’ingrosso sono stati in media superiori dell’87% rispetto alla Francia, del 70% rispetto alla Spagna, del 38% rispetto ai tedeschi”. Inoltre, “nei prezzi finali ai consumatori incide anche la tassazione, in Italia tra le più elevate di Europa. nel primo semestre del 2024, l’Italia risultava il secondo Paese europeo con il più alto livello di imposizione e prelievi non recuperabili per i consumatori elettrici non domestici”, rileva l’ex presidente del Consiglio italiano.
Troppe regole made in Ue
L’ex presidente Bce torna a parlare delle regole che l’Ue ha imposto negli ultimi 25 anni “troppe e troppo frammentate” e che spesso “penalizzano l’iniziativa individuale, scoraggiano lo sviluppo dell’innovazione, penalizzano la crescita dell’economia” con la conseguenza che “la difesa del mercato unico è divenuta sempre più rara”. Draghi richiama uno studio del Fondo Monetario internazionale che ha mostrato come l’eccesso di regolamentazione “abbia contribuito a creare delle barriere interne al mercato unico che equivalgono a un dazione del 45% sui beni manifatturieri e del 110% sui servizi”.
Non c’è da stupirsi, dice Draghi, se “i nostri inventori più brillanti scelgano di portare le loro aziende in America e se i cittadini europei li seguano con i propri risparmi”.
Ritardo incolmabile sull’IA in Ue
E sull’intelligenza artificiale, l’Europa ha “un ritardo probabilmente incolmabile”, ma industria, servizi e infrastrutture devono svilupparla: “urgenza essenziale”. E invoca “la creazione di un vero mercato unico europeo dei servizi per 450 milioni di persone: “è il vero presupposto per l’avvio di un ciclo dell’innovazione ampio e vitale”.
