Politica
Dpcm di Draghi con “poteri speciali”. La verità sul golden power
Di Giampiero Cinelli
Una norma per rafforzare i poteri speciali del Premier. Con effetto dal 24 settembre. Un giorno prima delle elezioni. Il web in questi giorni lo ha interpretato, erroneamente e allarmisticamente, come una mossa di Draghi per far smontare le urne, magari con la scusa della guerra in Ucraina. Niente di tutto questo.
Ma il provvedimento c’è ed è un Dpcm. Il n. 133, emanato il primo agosto 2022. Riguarda “la disciplina delle attività di coordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri, propedeutiche all’esercizio dei poteri speciali”, rispetto alle acquisizioni estere di partecipazioni in società rilevanti in ambito strategico e di sicurezza nazionale. Cosa vuol dire in parole povere? Si parla del golden power, ovvero di quella prerogativa che permette allo Stato di impedire che aziende straniere possano avere quote in società italiane fondamentali, o di controllarne le politiche sull’export, se si tratta ad esempio di imprese del settore della difesa. Inoltre, il golden power permette di esercitare il “veto all’adozione di delibere volte alla fusione o la scissione della società, il trasferimento dell’azienda o di rami di essa o di società controllate, il trasferimento all’estero della sede sociale”.
Il Dpcm è un atto amministrativo che non necessita della firma del Presidente della Repubblica e ha effetto immediato, ma in questo caso si lega a un decreto legge già esistente del 15 marzo 2012, concernente i poteri speciali del Premier. Con l’ulteriore disposizione, si mira a facilitare la comunicazione tra le istituzioni e i soggetti privati interessati.
Gli allarmismi del web, esplosi dopo un articolo di Augusto Sinagra su Imola Oggi, sono stati anche quietati dall’intervento di Paolo Maddalena, ex vicepresidente della Corte Costituzionale, il quale ha evidenziato che nel testo non c’è alcun intento “eversivo” ma anzi la volontà di mettere freno alla troppo disinvolta cessione di asset strategici dello Stato e di poter avere più facoltà nel settore della difesa, dato il contesto attuale. Ma è evidente che dopo l’insediamento del nuovo governo, il Dpcm decadrà.