Politica

DL Mezzogiorno: ancora attesa per le misure per il Sud

07
Febbraio 2018
Di Redazione

Il 20 giungo 2017 è iniziato l’iter di approvazione del cd. DL Mezzogiorno, un decreto legge varato dal Governo e diventato legge il 12 agosto 2017. Balzato agli onori della cronaca qualche settimana fa per l’iper-discussa norma sui sacchetti di plastica, il decreto contiene delle disposizioni che necessitato di ulteriori provvedimenti per essere attuate e che ancora mancano.

Tra le misure che attendono ancora un passaggio istituzionale ce ne sono due particolarmente rilevanti e che riguardano un aspetto sociale. Si tratta delle misure relative al contrasto della povertà educativa e alla gestione dell’accoglienza degli stranieri.

Per quanto possano apparire tematiche superate e di poco conto, le misure in questione rappresentato un impegno importante per le Regioni del Mezzogiorno e possono concorrere, seppur con effetti non immediati, alla ripresa del nostro sud.

Andando nello specifico, l’art. 11 della legge prevede interventi volti a combattere la dispersione scolastica e a contrastare la povertà educativa minorile. E’ demandata ad un decreto del Ministro dell’Istruzione, che si sarebbe dovuto adottare entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto (e cioè entro la fine di luglio 2017), l’individuazione delle aree di esclusione sociale caratterizzate da povertà educativa minorile e da un elevato tasso di fenomeni di criminalità organizzata. Siamo a gennaio 2018 e questo decreto ancora non c’è. Un vero peccato, considerato che si tratta di una problematica abbastanza penosa e causa di discriminazioni e fratture all’interno del tessuto sociale che si ripercuoto per generazioni. Per avere un’idea, secondo i dati di Save del Children del maggio 2016, in Italia solo il 13% dei bambini tra gli 0 e i 2 anni riesce ad andare al nido o ad usufruire di servizi integrativi, mentre il 59% degli adolescenti frequenta “scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l’apprendimento”. Le Regioni che hanno le percentuali più alte di povertà educativa sono la Campania e la Sicilia; a seguire, la Calabria e la Puglia. Il tasso di dispersione scolastica è pari circa al 15%, tristemente lontano dal 10% fissato dall’Unione Europea per il 2020. Inoltre, sempre secondo l’analisi di Save the Children, vi è una connessione forte tra povertà educativa e i cosiddetti NEET, quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione o formazione: infatti i bambini che nascono in zone dove maggiore è l’incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento, una volta diventati giovani adulti sono maggiormente esposti al rischio di essere esclusi e di non avere interesse né a formarsi né a lavorare, perpetuando il problema per le generazioni successive.

La seconda misura di interesse del DL Mezzogiorno è quella contenuta all’art. 16, che prevede l’incremento di 150 milioni per il 2018 del fondo per l’accoglienza degli stranieri. Le modalità di ripartizione del fondo tra i Comuni devono essere definite da un decreto del Ministro dell’Interno che era atteso per la fine di agosto 2017.

Anche in questo caso sembra che ci siano delle difficoltà nell’adozione del decreto ministeriale. Ciò rappresenta un problema serio per le amministrazioni locali. Il fondo, infatti, ha l’obiettivo di concorrere agli oneri sostenuti dai Comuni che accolgono i richiedenti protezione internazionale, prevedendo una spesa massima di 700 euro per ogni richiedente accolto nei centri del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) o di 500 euro per ogni migrante presente in altre strutture. Nonostante il calo dei flussi in arrivo, gli enti locali – soprattutto del sud Italia – continuano a vivere situazioni di difficoltà economica per la gestione dell’accoglienza umanitaria. Secondo quanto scritto nel DEF 2017, la diminuzione degli sbarchi infatti non si riflette in una proporzionale riduzione della permanenza di persone che necessitano di accoglienza, con un conseguente perdurante affanno di tutti quei Comuni dove arrivano i richiedenti accoglienza.

L’iter di approvazione delle leggi non è cosa semplice e, ancor meno facile è metterle in atto le misure approvate. Considerato però che stiamo parlando di quel pezzo d’Italia che da decenni vive situazioni di sofferenza economica e sociale, sarebbe opportuno accelerare alcuni processi di attuazione di modo da poter garantire, almeno dal punto di vista formale, gli strumenti necessari per una spinta

 

Fabiana Nacci

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