Politica
Dl Cultura: via libera della Camera, Giuli: “Orgoglioso”
Di Ilaria Donatio
Ieri l’Aula della Camera ha approvato con 149 voti favorevoli e 98 contrari il Dl Cultura. Il testo passa ora all’esame del Senato dove deve essere convertito in legge entro il 25 febbraio.
Giuli, orgoglioso per dl Cultura, torna il nome di Olivetti
L’approvazione da parte della Camera dei deputati del Decreto Cultura mi rende orgoglioso e soddisfatto”, ha commentato il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati del Decreto legge Cultura. “Un ringraziamento”, ha proseguito Giuli, “va alla Commissione Cultura per l’intensa opera di miglioramento del testo e all’Aula per il confronto serrato e approfondito. Il dato positivo del dibattito, che va oltre le critiche più che legittime emerse da questa discussione, è che la parola Olivetti non risuonava in questo Parlamento da molti decenni. Confido che anche al Senato ci sarà la medesima attenzione verso il decreto”.
Soprintendenze, l’emendamento (poi ritirato) della Lega
La Lega – a prima firma del deputato Bof – aveva presentato l’emendamento 7.26 al DL Cultura che aveva l’obiettivo di rendere non più vincolante il parere delle Soprintendenze, ad eccezione dei grandi monumenti e delle opere di particolare rilevanza storica. In Commissione Cultura alla Camera era poi arrivato il parere negativo di Giuli sulla proposta leghista e dopo diverse interlocuzioni per cercare di non provocare una frattura tra Fratelli d’Italia e Carroccio, si è deciso di ritirare l’emendamento.
“Continueremo a sostenere questa proposta con convinzione”, ha detto in Aula alla Camera la deputata della Lega Giorgia Latini intervenendo nell’ambito delle dichiarazioni di voto sul decreto. Per poi dichiarare di aver “depositato un ddl al Senato e a breve lo faremo alla Camera”: “Non stiamo parlando di un attacco al nostro patrimonio storico e culturale ma di semplificare e rendere più snelle le procedure” che ora sono necessarie per ottenere “autorizzazioni anche per interventi spesso di ordinaria amministrazione”, con un “eccesso di burocrazia che troppo spesso si trasforma in immobilismo”.
Il ruolo di garanzia delle Soprintendenze
Luciano Monti, professore di Politiche dell’Unione Europea e di Cultural Heritage Management presso l’Università Luiss di Roma spiega che “se si vuole davvero semplificare il sistema per favorire la realizzazione delle opere pubbliche, la priorità deve essere l’efficienza nei pagamenti e nelle procedure, non l’eliminazione dei vincoli di tutela. Dare ai Comuni ulteriori responsabilità in questo ambito rischierebbe solo di aggravare il problema, poiché gli enti locali sono già gravati da numerosi obblighi amministrativi”.
Per lo studioso, dunque, l’eliminazione del carattere vincolante del parere delle Soprintendenze rischia di compromettere la pianificazione urbanistica delle nostre città, aprendo la strada a una gestione meno rigorosa e più incline a logiche di breve periodo, spesso in contrasto con la necessità di preservare il valore storico, artistico e identitario dei territori. Le Soprintendenze svolgono un ruolo fondamentale di baluardo di tutela e garanzia per il patrimonio culturale nazionale.
In Italia i beni immobili privati sottoposti a vincolo sono oltre 40.000, mentre il totale dei beni vincolati ammonta a circa 200.000. “I dati del nostro Osservatorio”, evidenzia infine Monti che coordina il rapporto annuale dell’Osservatorio Patrimonio Culturale Privato, “rivelano che le Soprintendenze sono percepite in modo più favorevole rispetto ai Comuni”. Il 32,5% dei proprietari dichiara di avere un rapporto molto buono con le prime, contro il 28% nei confronti degli enti locali. Non si può quindi affermare che le Soprintendenze rappresentino il principale ostacolo percepito dai proprietari di beni vincolati”.
Le misure introdotte dal decreto
Tra le misure urgenti in materia di cultura affidate al provvedimento figura il ‘Piano Olivetti per la cultura’, ispirato alla figura di Adriano Olivetti, e dedicato a favorire lo sviluppo della cultura, a promuovere la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e delle aree svantaggiate, nonché a valorizzare le biblioteche, la filiera dell’editoria libraria, gli archivi e gli istituti storici e culturali. Il piano verrà messo a punto dal ministero della cultura.
Nel provvedimento saranno introdotte tre misure a sostegno dell’editoria e delle librerie. In particolare, sono istituiti, si legge nella relativa documentazione dell’ufficio studi della Camera: un fondo con una dotazione di 4 milioni per finanziare l’apertura di nuove librerie da parte di giovani fino a trentacinque anni di età; un fondo con una dotazione di 24,8 milioni di euro per l’anno 2025 e di 5,2 milioni di euro per l’anno 2026 per l’acquisto di libri, anche in formato digitale, da parte delle biblioteche aperte al pubblico statali, degli Enti territoriali e degli Enti culturali che ricevono contributi pubblici; e, in via sperimentale, un fondo da ripartire con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2025, finalizzato ad ampliare l’offerta culturale dei quotidiani in formato cartaceo attraverso il potenziamento delle pagine dedicate alla cultura, allo spettacolo e al settore audiovisivo.
Altre risorse vengono destinate a diverse iniziative culturali. In particolare, un emendamento approvato dalla Commissione, autorizza la spesa di 300.000 euro annui dal 2025 a favore della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano.
Con il Dl arrivano anche un nuovo criterio di classificazione delle opere cinematografiche denominato ‘opere non adatte ai minori di anni 10’ e progetti di cooperazione culturale con l’Africa e il Mediterraneo allargato da adottare nel quadro del ‘Piano Mattei’.
Giachetti e opposizioni: è solo una lista di desideri
Per le opposizioni il decreto è un “insieme di buoni propositi non sostenuto da alcun investimento. E dunque solo un sogno, un desiderio”. Come ha detto Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, nel corso della dichiarazione di voto sul Dl Cultura. “Ieri era il Piano Mattei, oggi è il Piano Olivetti. Si decide di intervenire su una materia con un decreto, si sceglie un titolo potente, lo si dipinge come epocale”.