Politica
DL Cultura, caso Almasri e dazi USA: i nodi caldi della politica italiana
Di Beatrice Telesio di Toritto
Settimana intensa a Montecitorio a cominciare dall’informativa congiunta dei ministri Nordio e Piantedosi sul caso Almasri ha infiammato il dibattito in Parlamento. La questione Almasri, che riguarda presunte ingerenze nei sistemi di sicurezza e gestione degli ordini pubblici, ha sollevato non poche polemiche. Nordio ha sottolineato la regolarità delle procedure, parlando di “piena conformità normativa”, mentre Piantedosi ha insistito sulla necessità di proteggere l’operato delle forze dell’ordine in un clima di crescente tensione sociale. Ma l’opposizione, guidata da PD e M5S, non ha mollato la presa: le accuse di un uso improprio di strumenti di sorveglianza e controllo continuano a tenere banco, ribadendo la necessità di un’inchiesta parlamentare per far luce su eventuali violazioni della privacy e abusi di potere. Alcuni esponenti della maggioranza, in particolare della Lega, hanno espresso preoccupazione per le possibili ricadute politiche di questa vicenda, temendo che l’opinione pubblica possa percepirla come un attacco ai diritti fondamentali dei cittadini. A che punto siamo quindi? Per ora, solo una lunga scia di polemiche, con la promessa di nuovi approfondimenti nelle prossime settimane.
Nel frattempo, la Camera ha approvato il Decreto Legge Cultura, uno dei provvedimenti di punta delle ultime settimane. Ma il dibattito più acceso è nato intorno a un emendamento presentato dalla Lega, a prima firma del deputato Gianangelo Bof, che proponeva di ridimensionare il potere delle Soprintendenze, rendendo il loro parere non più vincolante, tranne nei casi di grandi monumenti o beni di rilevanza storica. L’idea era quella di snellire la burocrazia e dare più autonomia agli enti locali, ma il Ministero della Cultura non ha concesso il disco verde. La proposta ha sollevato diverse perplessità tra i partiti di opposizione e anche tra alleati di governo. Dopo un’intensa negoziazione, la Lega ha ritirato l’emendamento, ma il malcontento all’interno del partito è rimasto: non si intende mollare sulla misura. Il partito ha infatti annunciato che ripresenterà la norma all’interno di una proposta di legge autonoma, convinto che la semplificazione burocratica sia una battaglia essenziale per lo sviluppo economico del Paese.
Sul fronte economico, l’ipotesi di nuovi dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti sui prodotti europei potrebbe avere conseguenze drammatiche per l’Italia. Il presidente Donald Trump ha rilanciato con forza l’idea di tariffe punitive del 20% sulle merci provenienti dall’Europa, con un impatto diretto sull’export italiano verso gli Stati Uniti. Secondo un’analisi condotta da Svimez, questa misura potrebbe causare una perdita complessiva di 3,8 miliardi di euro di Pil, con una riduzione dell’export stimata a 5,8 miliardi. Le regioni più colpite sarebbero quelle meridionali, dove settori chiave come l’automotive, l’agroalimentare e la farmaceutica dipendono in larga parte dal mercato statunitense. Il Sud subirebbe una contrazione delle esportazioni pari a circa 800 milioni di euro, mentre il Centro-Nord vedrebbe una diminuzione complessiva di quasi 5 miliardi. Ma l’aspetto più critico riguarda l’occupazione: si stima che l’impatto sui posti di lavoro potrebbe raggiungere le 53.600 unità lavorative, con una concentrazione del danno nel comparto manifatturiero e in quello agricolo.
Il governo sta cercando di correre ai ripari avviando un’intensa attività diplomatica per convincere Washington ad adottare un approccio più morbido. Tuttavia, le trattative si preannunciano difficili, soprattutto considerando che Trump potrebbe usare i dazi come leva negoziale per ottenere altre concessioni dall’Unione Europea, come una maggiore apertura del mercato energetico europeo al gas e al petrolio statunitense.
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