Politica
Dl Aiuti, la Camera approva tra molte critiche. Il M5S non vota
Di Giampiero Cinelli
La Camera ha approvato il testo del Dl Aiuti con 266 voti favorevoli e 47 contrari. Il M5S non ha partecipato alla votazione in Aula, in segno di contrarietà. Passa dunque al Senato il decreto numero 50 del 17 maggio 2020 (qui il testo pubblicato in Gazzetta), che dovrà avere il via libera definitivo di Palazzo Madama entro questa settimana per la conversione in legge. In caso contrario decadrà. Ma nessuno lo teme. Il Dl aiuti è stato adottato con degli emendamenti proposti anche dai partiti di maggioranza. Incassando il sì del Pd, di Forza Italia, della Lega, di Italia Viva e del gruppo guidato da Di Maio Insieme per il Futuro. Il testo è incentrato su misure di sostegno alle fasce più deboli e alle imprese per il caro energia e la crisi economica. Prevedendo anche interventi a favore dell’Ucraina. All’interno è stato incorporato il Decreto Bollette varato dal Cdm il 30 giugno. In totale impegna 26 miliardi, 16 per le spese dirette in materia energetica.
Sostiene il 5S
Pur con delle riserve e sollecitando a fare di più, i partiti sostenitori hanno espresso il loro giudizio positivo sul provvedimento, prendendo atto del recepimento di alcuni emendamenti. Nettamente in antitesi invece il Movimento Cinque Stelle, che prima di uscire dall’Aula ha motivato il suo dissenso per bocca dell’onorevole Davide Crippa. Il Deputato ha detto che è insensato legare al Giubileo del 2025 il progetto dell’inceneritore di Roma, presente nel Decreto, pur condividendo il piano per i poteri speciali nell’ambito dei rifiuti concessi al sindaco Roberto Gualtieri. Crippa però ha sostenuto che nell’ultimo piano ambientale del 2020 ideato dalla giunta regionale di Nicola Zingaretti, l’inceneritore non fosse compreso. Poi il pentastellato ha allargato il suo sguardo al problema energetico generale, ritenendo che non sarà possibile bloccare l’aumento dei costi energetici anche nel terzo trimestre del 2022. «Le tariffe aumenteranno perché è il gas che continua ad aumentare. Arera (L’Autorità per l’energia) deve fissare le tariffe sul prezzo reale della materia prima e non sull’indice della Borsa Olandese – ha rimarcato – e in tal senso va creato un mercato dell’energia all’ingrosso. Le cose peggioreranno in virtù della chiusura del gasdotto Nord Stream 1 da parte della Russia e alcune imprese italiane già ora faticano ad approvvigionarsi. Sarebbe quindi anche utile che il Gse (Il gestore nazionale dei servizi energetici) fornisca direttamente energia alle aziende e non si occupi solo degli stoccaggi», ha concluso Crippa, esortando anche al price cap sul petrolio. Altri malumori sono stati espressi dal M5S in merito al Superbonus.
Iv: meno lacci alle autorizzazioni ambientali
Italia Viva ha votato sì, chiedendo di implementare il recupero delle risorse derivanti dalle frodi del bonus edilizio e chiedendo maggior impegno sulle rinnovabili, su cui – secondo il partito – sono fuori luogo i troppi lacci posti dal Tar e dai ministeri. Con particolare accento alla questione dei vincoli paesaggistici, al momento meno importanti.
Lega: siamo responsabili ma abbiamo dei paletti
Forza Italia e Pd sono apparsi nel complesso entusiasti, richiamandosi al «senso di responsabilità» e osservando la rilevante portata economica di questo intervento rispetto alle risorse impiegate dalle finanziarie degli ultimi anni. Il partito di Berlusconi valuta buono sul reddito di cittadinanza, il fatto che, adesso, anche le offerte di lavoro da datori privati saranno valide e conteggiate ai fini della possibile cessazione del beneficio. In linea il Carroccio, che tuttavia mette in chiaro: «Siamo responsabili sull’economia. Ma voteremo contro la droga e la cittadinanza facile». Un chiaro avvertimento per Mario Draghi.
E gli extra-profitti?
Molto pungente Stefano Fassina (Liberi e Uguali): secondo lui, se si fosse mantenuta la tassazione degli extra-profitti delle aziende energetiche, elemento tolto dal decreto, sarebbe stato possibile estendere il bonus 200 euro anche a tutte le categorie di precari rimaste escluse. Anche attraverso un prelievo «minore dell’1%». Fassina pensa anche che le politiche della Bce siano ora inadeguate, perché con l’aumento dei tassi e lo stop del programma di acquisti si intende deprimere l’economia per combattere l’inflazione. Tuttavia questa non è un’inflazione causata da una surriscaldata attività economica, ma viene solo dall’aumento dei costi. Di conseguenza il deputato ha chiesto che la Banca Centrale metta a punto un piano alternativo di titoli di Stato.
Pericolo scampato dunque. Ancora una volta Mario Draghi sembra capace di ricompattare la maggioranza. Ma i segnali d’allarme sono chiari e non vanno sottovalutati. La Lega non è disposta a dire sempre di sì, mentre il M5S si comporta ormai come un partito d’opposizione.