Politica

Dilemma Quirinale. Possibile il voto da casa, Celotto: «Purché sia tracciabile»

13
Gennaio 2022
Di Massimo Gentile

L’unica certezza in ottica Quirinale è la data di inizio elezioni. E il termine, tassativo, entro il quale le operazioni dovranno essere concluse: il 3 febbraio. Quello che succederà in mezzo è incerto. Non tanto per le proiezioni di voto, che tutto sommato rispecchiano la tradizionale incertezza delle elezioni del Presidente della Repubblica. Quanto piuttosto per le modalità che caratterizzeranno questa speciale tornata, segnata sciaguratamente dal Covid e da un’ondata pandemica che si sta rivelando più aggressiva delle precedenti “presidenziali”. 

Il numero dei grandi elettori dovrebbe arrivare a 1009, se saranno proclamati entro il 24 gennaio i sostituti di Roberto Gualtieri, decaduto perché eletto Sindaco di Roma, e di Adriano Cairo, della circoscrizione estero, decaduto per brogli e già sostituito da Fabio Porta, che però deve ancora essere proclamato. Insomma, un assembramento non da poco per l’aula del Senato. E allora, quali le soluzioni? Il professore Alfonso Celotto, ordinario di Diritto costituzionale all’università RomaTre, ospite ieri mattina al format di The Watcher Post “Largo Chigi”, ha ipotizzato alcune alternative compatibili con il dettato costituzionale.

Aula di Palazzo Madama, courtesy Governo.it

IL VOTO DA CASA
Gli elettori sono sempre stati più di 1000 e l’afflusso alle urne è notoriamente alto, con 980 o 990 elettori tra gli aventi diritto. «Il voto a distanza non è vietato – ha spiegato Celotto – ma dovrebbe essere regolato garantendo segretezza e tracciabilità. Il Parlamento in seduta comune equivale a un seggio elettorale, non è sede di discussione, quindi è un’alternativa certamente percorribile». L’alternativa sarebbe quella del voto in presenza, utilizzando tutti gli spazi disponibili di Palazzo Madama o, anche, di Palazzo Montecitorio, magari utilkizzando anche le pertinenze all’aperto. Ma, in questo caso, potrebbe intercorrere il rischio di grandi assenze, per casi di positività, malattia o, addirittura, di no-vax in Parlamento (almeno in un caso accertato, che avrebbe anche problemi, quindi, a raggiungere Roma qualora si trovi nel suo collegio). Certo, si perderebbe quella sacralità delle elezioni del Presidente della Repubblica, ma la ricorrenza impone di fare di necessità virtù, anche per la questione della scadenza del Settennato.

LA DEADLINE DEL VOTO
È un’ipotesi piuttosto remota, ma lo sguardo tecnico del costituzionalista è chiamato a valutare tutte le opzioni. Celotto ha spiegato: «Ci sono solo due possibilità che le elezioni del Presidente della Repubblica siano rapide: la convergenza su Draghi ai primi scrutini o il rinnovo di Mattarella, quest’ultima una prassi non vietata dalla Costituzione ma costituzionalmente non corretta. Negli altri casi sarà importante considerare la scadenza del 3 febbraio, data nella quale termina ufficialmente il Settennato di Mattarella, una fattispecie che la Costituzione non regola. In questo caso – conclude Celotto – sarà possibile una prorogatio oppure una supplenza da parte del presidente del Senato, Elisabetta Casellati».

(Foto in evidenza, Corazzieri a cavallo, courtesy Quirinale)