Politica
Digitale, si pensa a un’agenzia per l’alfabetizzazione
Di Giuliana Mastri
L’Italia e il suo difficile rapporto con il digitale. Sebbene non manchino talenti ed energia creative in ambito tecnologico, una cultura critica dei mezzi tecnici nel Paese è sempre stata molto forte, ma ora secondo la politica è tempo di invertire la rotta. Un’agenzia per l’alfabetizzazione digitale è l’idea che circola in questi giorni.
L’idea dell’agenzia
A proporla il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, in occasione del Convegno “AB….D – Il cammino dell’Italia verso l’alfabetizzazione digitale” che si è svolto lunedì. «Serve dare uno shock vero che riguardi l’alfabetizzazione digitale ma anche quella finanziaria – ha detto Mulè –. L’idea è quella di costituire un’agenzia per l’alfabetizzazione digitale e finanziaria, che ha come compito la definizione pratica dei piani di alfabetizzazione con la loro implementazione a livello nazione e territoriale. Tenendo presente che non esiste una sola, ma diverse perché anno coniugate nei vari campi: finanziaria, assicurativa, previdenziale, fiscale».
Mulè non vuole più arretratezza
Il vicepresidente ha fatto riferimento all’approccio tipo nazionale, parlando di «baratri di arretratezza, causati da resistenze e anacronismi, dovuti a cattive pratiche, all’applicazione di pessime abitudini e da competenze scientifiche che quasi mai sono all’altezza, il ruolo dell’agenzia dovrebbe essere quello di coordinare le attività a livello territoriale. Nella società di oggi fornire competenze e conoscenze vuol dire renderli quello che dovrebbero essere: cittadini partecipi, cioè partecipi della società».
Butti senza giri di parole
Al convegno ha inviato un messaggio il sottosegretario per l’innovazione tecnologica Alessio Butti, il quale è stato molto schietto: «Paradossale per una delle otto principali economie globali avere un livello così basso livello di competenze digitali, tale da collocarci al 18° posto su 27 paesi dell’Ue. Il nostro Paese sconta le conseguenze di un mix letale di deficit demografico, mancati investimenti nella formazione del personale della PA e soprattutto politiche pubbliche timide o inefficaci nel contrastare questi problemi». Butti ha sottolineato: «Il Dipartimento per la trasformazione digitale ha messo le competenze digitali al centro della priorità del mandato. Al di là dei target che ci chiede il Pnrr, su cui siamo pienamente in linea, pensiamo che senza una popolazione digitalmente abile non possono esserci servizi digitali diffusi, tutele per i più fragili e sicurezza dei nostri dati. Perciò stiamo creando 3.000 punti di facilitazione digitale e aprendo sedi decentrate del Dipartimento su tutto il territorio. Portiamo il digitale sui territori, formando le competenze necessarie».