La Cop 28 si è chiusa con una comune determinazione, non facile né scontata, di rinunciare progressivamente all’uso dei combustibili fossili causa principale del surriscaldamento del pianeta. Il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia. Il via libera è stato favorito dalla decisione del premier ungherese Viktor Orbán di lasciare l’aula. Rimandato, proprio per l’opposizione di Orbán, l’accordo sulla revisione del bilancio Ue e sugli aiuti a Kiev. E nei prossimi giorni è atteso un nuovo Consiglio per riformare il Patto di Stabilità (in caso di non accordo rientrerebbero in vigore le vecchie e nefaste regole sospese per il Covid) e per dare gli aiuti finanziari promessi alla Ucraina. Un dicembre intensissimo. Ma le prospettive del nuovo anno sono ancor più eccitanti e per molti versi allarmanti. Il 2024 sarà l’anno elettorale per eccellenza in cui gli Stati Uniti d’America eleggeranno il loro Presidente e l’Europa il proprio Parlamento.
Sembrerebbe surreale ma in campo potrebbero esserci, negli Usa, gli stessi protagonisti della elezione precedente. Trump non pare rinunciare alla sua corsa, nonostante le molteplici vicende processuali che lo coinvolgono, nonostante l’età avanzi per lui e per tutti, e nonostante la retorica che lo accompagna sia perfettamente identica a quella di quattro anni fa, come se l’orologio del mondo si sia fermato.
Francamente il mio auspicio è che il 2024 non sia l’anno della ennesima replica Trump Biden ma se ciò fosse e se a ciò conseguisse la vittoria di Trump le conseguenze per il mondo sarebbero chiare e assai preoccupanti. Una tra tutte: la UE rimarrebbe l’unica grande istituzione a valenza mondiale a difendere la cultura, i valori, i principi occidentali in un pianeta popolato da autocrati di ogni risma capaci di guerre, soprusi, repressione del dissenso e delle libertà, confisca della democrazia.
L’Unione europea, in tale malaugurata evenienza, sarebbe in grado di reggere a tale sfida? Se Orban può permettersi il lusso di andare al bagno per evitare di mettere il veto e di bloccare l’avvio del processo di adesione della Ucraina, se cioé non ci si libera del potere di veto che è la negazione di una istituzione democratica, allora la vedo grigia.
Se in Italia molti leader di partito preparano le elezioni europee come se fossero una prova di forza nazionale e “imbrogliano“ gli elettori candidando se stessi come capilista sapendo che il giorno dopo dovranno dimettersi perché incompatibili , allora il dubbio e il pessimismo prevale. Mi auguro tuttavia che di fronte alla importanza decisiva dell’anno elettorale tutti aprano gli occhi.