Ddl concorrenza, delega fiscale e riforma del Codice appalti rappresentano in questo frangente il blocco normativo più importante del governo, perché ad esso è legata l’attuazione del Recovery plan, con i suoi 191 miliardi di euro messi sul tavolo dall’Europa per ripartire dopo la pandemia, di cui 69 a fondo perduto. Dalla fine del 2021 il presidente del Consiglio Mario Draghi sta affrettando i tempi. Il mantra è sempre lo stesso: approvare il ddl concorrenza entro marzo in modo da avere tempo, entro la fine dell’anno, per i decreti delegati.
Finora il Parlamento sta rispettando la tabella di marcia, con la commissione Industria del Senato che inizierà nei prossimi giorni l’esame degli emendamenti. Ma poi inizierà la navette tra Camera e Senato prima dell’approvazione definitiva del ddl.
È il viceministro dello Sviluppo economico Gilberto Pichetto a seguire per conto del Mise il ddl concorrenza, e recentemente in un’intervista al Sole24ore ha tranquillizzato: «L’approvazione di questo provvedimento riveste quest’anno particolare importanza ai fini degli impegni presi dal governo con il Pnrr e pertanto stiamo lavorando con il Parlamento per approvarla nei tempi previsti».
UNA LEGGE STRATEGICA
Il ddl concorrenza è una legge di grande rilevanza strategica, perché promuove sviluppo, garantisce l’accesso ai mercati da parte dei vari player, anche quelli di piccole dimensioni, rimuove gli ostacoli regolatori di natura amministrativa e assicura la tutela dei consumatori.
Quest’anno si tratta di un testo molto complesso, con materie delicate e sette deleghe. In Parlamento deve essere fatto un lavoro di gruppo, con il contributo costruttivo dei ministeri coinvolti, per poi attendere l’approvazione di Camera e Senato, che auspicabilmente dovrebbe arrivare entro marzo, o comunque prima dell’estate con tutte le eventuali correzioni. La terza lettura al Senato potrebbe essere molto rapida se ci sarà convergenza sulle modifiche. L’obiettivo poi sarà quello di ultimare anche i decreti attuativi entro il 2022. Proprio per questo, come ricordato anche dallo stesso Pichetto, è fondamentale che i ministeri già in questa fase comincino a lavorare in parallelo per la scrittura dei decreti delegati e degli atti regolamentari di attuazione. «Si porebbe almeno iniziare a predisporre la cornice senza aspettare la pubblicazione della legge in Gazzetta ufficiale. ha ipotizzato il viceministro – per poi intervenire dopo in base a eventuali modifiche apportate dalle Camere».
L’obbligo di una legge annuale per la concorrenza risale al 2009 e la prima e unica fu approvata nel 2017 e adottata da governo nel 2019. Oggi siamo in un contesto molto diverso, il ddl fa parte del vincolo contrattuale che l’Italia ha pattuito con l’Unione europea per il Piano di ripresa e resilienza.
I NODI
Il provvedimento brulica di argomenti delicati: dai trasporti pubblici locali, alle concessioni idroelettriche, dai farmaci e i servizi sanitari, fino alle concessioni balneari, su cui si è trovata momentaneamente una quadra con l’emendamento del governo, ma su cui certamente si animerà il dibattito parlamentare. «È presto per fare valutazioni su singole modifiche – aveva spiegato Pichetto sul Sole – ma ad esempio la mia sensibilità di viceministro dello Sviluppo economico con delega anche sui brevetti mi porta a dire che sulla norma per il patent linkage sarebbe utile un equilibrio tra le esigenze del mercato e la tutela dell’industria farmaceutica italiana. Per quanto riguarda le concessioni idroelettriche – ha continuato – non va sottovalutato chi solleva il timore di consegnare asset strategici a soggetti stranieri con mire puramente speculative ma vanno anche considerati gli effetti benefici della liberalizzazione sui consumatori. In altre situazioni, pensiamo ai trasporti pubblici locali, bisognerà fare uno sforzo per trovare convergenze con le Regioni».
I TEMPI, I TIMORI DI BANKITALIA
I tempi per l’approvazione del ddl concorrenza «sono decisamente stretti: l’Italia si è impegnata con le istituzioni europee ad approvare il disegno di legge, i decreti attuativi e l’eventuale normativa secondaria entro la fine del 2022; al rispetto di questa scadenza, come di quelle che riguardano tutti i traguardi e gli obiettivi del Piano, è legata l’erogazione dei fondi europei», lo ricorda la Banca d’Italia nella memoria presentata in commissione Industria del Senato alcuni giorni fa. Nel documento si ricorda che «lo sforzo riformatore richiesto dal Pnrr sul fronte della concorrenza è particolarmente impegnativo. Il disegno di legge, che copre un ampio spettro di settori, è caratterizzato da un approccio graduale nell’apertura dei mercati – ha rilevato ancora Bankitalia, aggiungendo che – la gradualità è opportuna, tenuto conto della varietà delle situazioni oggetto di intervento e delle difficoltà che possono presentarsi nell’adozione e applicazione delle norme, soprattutto nell’attuale congiuntura economica».