Lo schiaffo del governo francese a Fincantieri e la decisione di nazionalizzare gli storici cantieri Stx France di Saint Nazaire è solo l’ultima manifestazione delle ambizioni di grandeur del presidente francese Emmanuel Macron, l’applauditissimo golden boy della politica transalpina che avrebbe dovuto guidare il processo di rilancio dell’Europa. La partita per il controllo dei cantieri della Loira si inserisce nel più vasto tentativo imbastito da Parigi volto a recuperare spazi di manovra nel Vecchio Continente e legittimare sé stessa come attore di peso nella regione euro-mediterranea. Stx France non è soltanto un semplice competitore di Fincantieri nel campo delle costruzioni navali civili, ma anche un attore centrale nelle politiche militari francesi in quanto unico costruttore di Francia in grado di realizzare le grandi navi da guerra in linea presso la Marine Nationale. Acquisendo il controllo dei cantieri francesi, inoltre, il colosso italiano avrebbe potuto mettere in moto il primo vero processo di aggregazione della cantieristica europea, affidando all’Italia lo scettro di paese guida e relegando la Francia in posizione subordinata. Evidentemente troppo per il nuovo inquilino dell’Eliseo.
Le frizioni fra i due vicini sono esplose anche nel quadrante nordafricano dopo che il presidente francese ha deciso di ospitare a Parigi un vertice fra i due protagonisti della guerra civile libica, il premier Fayez al-Serraj e il generale Khalifa Haftar, nella speranza di favorire il cessate il fuoco e tutelare i propriinteressi nazionali. Parigi ha sostanzialmente scavalcato Roma in uno scenario, quello libico, che risultava essere di dominio italiano, imponendo agli attori sul campo la propria soluzione senza consultare l’alleato. Per la Francia la stabilizzazione della Libia è infatti funzionale a tutelare i propri interessi, soprattutto energetici ed economici, in una vasta area che si estende dal Sahel al Nordafrica. Tanto più se attraverso un leader come il generale Haftar che gode dell’appoggio di un altro importante partner africano della Francia come l’Egitto.
La proiezione mediterranea della Francia passa anche per la penetrazione dei propri capitali nel Belpaese, un fatto divenuto tanto più ironico dopo lo schiaffo a Fincantieri. Negli anni sono finiti sotto controllo francese diversi marchi storici dell’italianità come Parmalat, Bulgari, Galbani, Pomellato e Passoni&Villa e tutt’oggi sono in corso le grandi manovre di Vivendi che dopo aver acquisito importanti partecipazioni in Mediobanca, Assicurazioni Generali e Tim punta da tempo a completare la scalata a Mediaset. Senza dimenticare la chiusura all’Italia sui migranti, i primi mesi di presidenza Macron confermano che l’europeismo francese resta il veicolo attraverso cui Parigi legittima sé stessa nel mondo e prova ad accrescere la propria potenza a spese dei vicini. Un fatto che diverrà via via più marcato con l’uscita di Londra dall’Ue e con cui l’Italia dovrebbe imparare a fare i conti.
Alberto de Sanctis