Politica

Conte a Draghi: restiamo, ma risposte su reddito e superbonus. Ecco il DOCUMENTO

06
Luglio 2022
Di Giampiero Cinelli

Dopo l’incontro tra Draghi e Conte di stamattina a Palazzo Chigi soltanto una cosa si può affermare. Il M5S non se ne va. Per ora. E nella discussione alla Camera del dl Aiuti, da convertire in legge entro il 16 luglio, si prevede la fiducia. Il capo politico del M5S ha sottoposto al Premier un documento (l’integrale in calce) su cui è attesa una risposta. I due hanno parlato soprattutto della salvaguardia del reddito di cittadinanza e del Superbonus 110%, oltre alle altre questioni attualmente in primo piano in materia di ambiente e sostegno sociale. Sul Superbonus Conte spinge sulla proroga a differenza di Draghi. Secondo quanto emerge dalle indiscrezioni, ad influire sull’esito del confronto è stata la volontà emersa dalla riunione del Consiglio Nazionale del M5S di restare nel governo. «Vogliamo un segnale di discontinuità, la nostra permanenza dipenderà dalle risposte che avremo», ha detto Conte.

Superbonus in bilico

Il bonus edilizio genera fermento, dopo che ieri, in commissione Finanze del Senato, il sottosegretario al Mef Maria Cecilia Guerra ha risposto a un’interrogazione del senatore Fdi De Bertoldi in merito ai crediti fiscali, rimarcando che non c’è più copertura finanziaria e il provvedimento ha causato danni al bilancio dello Stato, sia in termini di debito pubblico che di frodi. Anche le cessioni dei crediti, per ora quattro quelle consentite, inclusa l’ultima all’interno del sistema bancario, andrebbero a determinare disavanzi. Ma molte imprese edilizie che hanno preso in carico dei lavori rischiano ora di fallire, impossibilitate a continuare perché non riescono più a riscuotere il credito in banca. Giuseppe Conte lo sa e non può accettare che un meccanismo da lui voluto venga derubricato così, alla luce tra l’altro di studi fatti che evidenzierebbero gli effetti positivi al lungo termine sull’attività economica. Nel documento, viene invocata una «soluzione funzionale».

Reddito, salario minimo, aiuti economici, no a fossili

Il leader del Movimento ha voluto far presente il profondo disagio che aleggia nella comunità pentastellata, in virtù di un’azione dell’esecutivo che si percepisce troppo distante dai propri valori e dall’intesa originaria, con la percezione che sia in atto una marginalizzazione delle istanze 5stelle. Il Cdm non può essere solo un certificatore del consenso di scelte già prese. Giuseppe Conte ha infatti parlato anche della transizione ecologica, su cui è sempre stato fermo, chiedendo di non deviare da quello scopo. Il riferimento, è ovviamente al progetto del termovalorizzatore di Roma presente del Dl Aiuti. Il M5S ha ribadito la sua contrarietà ad ulteriori concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti fossili e ad investimenti nelle infrastrutture a gas. Sulle politiche sociali l’obiettivo è blindare il Reddito di Cittadinanza, sul quale già sono stati fatti aggiustamenti e sono stati introdotti i necessari accorgimenti amministrativi. Ora bisogna migliorare la parte delle politiche attive. Chiesta anche l’introduzione del salario minimo, da integrare nei contratti collettivi che non vanno messi da parte ma estesi anche alla percentuale di lavoratori che ne è esclusa. Poi l’esortazione a implementare le misure contenute nel decreto dignità, con più interventi per le famiglie, le imprese e gli autonomi in difficoltà. I 200 euro di bonus non sono considerati sufficienti. Per questo secondo Conte c’è bisogno di uno scostamento di bilancio. In ultimo l’applicazione anticipata del cashback fiscale e un’efficace misura di definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo presso l’Agente per la Riscossione, con rateizzazione sino a 120 euro. Il documento auspica anche una clausola, per ogni legge di delegazione, che preveda che ogniqualvolta l’esecutivo non si conformi al parere espresso dalle Commissioni parlamentari, il Governo stesso ritorni in Parlamento per motivare specificamente la sua scelta.

Tante le richieste, in un documento non molto dettagliato, che però sembra restituire un’immagine poco rassicurante degli attuali rapporti tra il premier e la forza politica che prese più voti alle elezioni del 2018. Forse oggi in parlamento verrà posta la questione di fiducia, ma con queste premesse in maggioranza non ci sono sonni tranquilli. Visto che anche il Carroccio borbotta. Nell’ipotesi peggiore, il M5S lascerebbe per dare un appoggio esterno. Ipotesi non certo meno preoccupante per la continuità della legislatura ma che comunque non si configurerebbe in tempi brevi.