Politica

Consulta, la relazione annuale, tempi duri in cui lo Stato di diritto va difeso

11
Aprile 2025
Di Giuliana Mastri

Durante la riunione straordinaria tenutasi nella sala Belvedere della Consulta, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente della Corte, Giovanni Amoroso, ha presentato la Relazione annuale sull’attività e gli indirizzi giurisprudenziali, evidenziando il contributo dell’istituzione in un’epoca di profondi cambiamenti.

«Le pronunce della Corte nel 2024 sono state 212. Di queste, 138 sono state rese in giudizi incidentali», ha dichiarato Amoroso, sottolineando come questo dato superi quello di altre Corti europee, come il Conseil constitutionnel francese e il Bundesverfassungsgericht tedesco. «Ben 94 pronunce recano dispositivi di illegittimità costituzionale», modificando l’ordinamento giuridico attraverso sentenze caducatorie, additive o sostitutive. Questo lavoro ha rafforzato il controllo di costituzionalità, definito da Amoroso come «una connotazione essenziale dello Stato di diritto e della democrazia rappresentativa».

In un mondo segnato da «nuove preoccupazioni» e da «una guerra in terra d’Europa», Amoroso ha ribadito che lo Stato di diritto rimane «un saldo ancoraggio del vivere insieme». Tuttavia, ha riconosciuto i limiti del ruolo della Corte: «Il riconoscimento di nuovi diritti spetta al Parlamento», mentre la Corte si limita a garantire ragionevolezza e proporzionalità, anche rispetto al diritto europeo e alla Convenzione dei diritti dell’uomo.

Sul tema della separazione dei poteri, Amoroso ha risposto indirettamente alle critiche, come quelle espresse dal sottosegretario Mantovano, che aveva denunciato un «cronico sviamento» della funzione giudiziaria. «Non è una novità la preoccupazione di debordamento», ha osservato, richiamando casi come quello Englaro. «Il giudice del bilanciamento dei poteri è la Corte, che è l’ultima frontiera». Ha poi difeso l’indipendenza della magistratura, sottolineando che «la critica delle motivazioni è sempre possibile», ma gli attacchi personali sono «inaccettabili» poiché rischiano di delegittimare l’istituzione.

Un focus particolare è stato dedicato alla questione migratoria, che ha generato tensioni tra poteri giudiziari ed esecutivi. Amoroso ha illustrato la complessità del sistema multilivello: «C’è chi ha ritenuto vi fosse una violazione delle norme europee, chi ha interrogato la Corte di giustizia, chi la Cassazione, chi la Corte costituzionale». In caso di conflitti irrisolvibili, ha ricordato, esiste lo strumento del conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato.

Sul fronte carcerario, Amoroso ha definito «una tragedia» il fenomeno dei suicidi in carcere e ha affrontato il tema dell’affettività dei detenuti, riconosciuto da una sentenza della Consulta ma ancora ostacolato da difficoltà organizzative. «La Corte il suo compito lo ha svolto», ha detto, passando la palla alla politica per l’attuazione. Ha poi ribadito che «la pena deve tendere alla riabilitazione del condannato» e rispettare il principio di proporzionalità.

Riguardo al terzo mandato dei governatori, la Corte ha stabilito che il divieto vale per tutte le Regioni a statuto ordinario, compresa la Campania, chiarendo un principio generale senza pronunciarsi sulle Regioni a statuto speciale. Amoroso ha anche affrontato il problema del quorum deliberativo della Corte, proponendo una riflessione su un possibile abbassamento del numero minimo di giudici (11 su 15) per evitare rischi di paralisi.

In ambito europeo, Amoroso ha sottolineato l’importanza del dialogo tra Corti per armonizzare gli ordinamenti, «uniti nella diversità», affrontando sfide come l’ambiente, l’intelligenza artificiale e le crisi globali. Ha infine richiamato l’interesse delle future generazioni, iscritto in Costituzione dal 2022, come guida per un’azione lungimirante.

Presenti alla riunione il presidente del Senato Ignazio La Russa, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli e il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a testimonianza dell’importanza dell’evento. La Corte, ha concluso Amoroso, rimane «garante di equilibrio tra poteri», pronta a navigare le complessità del presente senza perdere di vista i principi fondamentali della Costituzione.

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