Politica

Consigli ragionevoli, e dunque inutili, alla sinistra 

01
Maggio 2023
Di Daniele Capezzone

Comprendo bene (nel mio piccolissimo ne scrivo da qualche anno) le esigenze della polarizzazione politica nella sua versione estrema: l’avversario ha sempre torto, la contrapposizione deve sempre essere tesissima, e via belligerando. Tuttavia, esiste una soglia, un confine labile ma in qualche modo ancora distinguibile, tra ragionevolezza e irragionevolezza, che sarebbe prudente non valicare con troppa leggerezza. E spesso quel confine è legato ai soldi, precisamente ai soldi che vanno o non vanno in tasca ai cittadini, e in particolare a quelle fasce di cittadini e di lavoratori di cui un certo leader politico vorrebbe essere rappresentante e campione. Preciso per gli ingenui che sto parlando in termini di realismo, di “verità effettuale” machiavelliana: un politico minimamente attrezzato dovrebbe saper guardare le cose come davvero sono, e non come vorrebbe che fossero.

Ecco. Se tu sei un leader di sinistra all’opposizione nell’Italia del 2023, e i tuoi avversari di destra – oggi al governo – convocano un Consiglio dei Ministri in cui sarà deciso un po’ di ulteriore sollievo fiscale per i lavoratori a basso reddito, hai due possibilità. Se sei un politico ragionevole, dovresti renderti conto che la misura è positiva per i lavoratori, e allora dovresti non dico sostenerla, ma addirittura tentare un rilancio: proporre (presentando adeguate proposte di copertura) di incrementarla, di estenderla nella misura e nel tempo (si tratta al momento di un intervento che vale per alcuni mesi, e che quindi confida in un buon andamento autunnale dell’economia per eventualmente stabilizzarla). Dunque, se sei un oppositore con i piedi per terra, non dovresti andare all’attacco in modo selvaggio e belluino, ma dovresti trasmettere agli elettori l’idea che, se fosse per te, bisognerebbe fare ancora di più.

La sensazione (anzi, la certezza) è che invece la sinistra politica e sindacale italiana abbia scelto la seconda strada: urlare a prescindere. Confidando nel fatto che la pura e semplice contrapposizione al governo possa pagare in termini di posizionamento e di consenso. E’ una scelta a mio avviso lunare: a maggior ragione quando i lavoratori interessati faranno due conti su cosa ha fatto la Meloni per loro (bene o male, diverse decine di euro in più al mese) e cosa ha fatto il ticket Landini-Schlein (diverse decine di “Bella ciao” in più al mese). La differenza rischia di balzare agli occhi, diciamo.

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