Politica

Conclave, 7 maggio l’inizio. Pronostici non facili

28
Aprile 2025
Di Giampiero Cinelli

Con l’annuncio ufficiale del Vaticano, il Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco inizierà il 7 maggio 2025 nella Cappella Sistina. Sarà il più numeroso della storia, con 135 cardinali elettori da 71 Paesi, molti nominati da Francesco, riflettendo la crescente internazionalizzazione della Chiesa. Le regole restano ferree: due terzi dei voti per l’elezione, fumata nera per i round inconcludenti, bianca per il nuovo Papa. «Un momento di grazia, ma anche di calcolo umano», scrive il vaticanista Gerard O’Connell.

I numeri contano: il 39% dei cardinali è europeo, il 24% latinoamericano, il 17% africano, il 14% asiatico. Francesco ha plasmato il collegio, nominando il 54% degli elettori, ma le correnti – riformisti, moderati, falchi – si scontrano. L’Africa, con 18 elettori, e l’Asia, con 16, spingono per un Papa non occidentale. Un africano sarebbe una rivoluzione, ma l’Africa è pronta? Su questo negli ambienti non ci si sbilancia. E se è vero che il baricentro della Chiesa si sta spostando fuori dall’Europa e fuori dal cuore della cristianità, il peso politico degli esperti cardinali italiani ancora si sente.

I principali “papabili”:

Pietro Parolin (Italia): Segretario di Stato vaticano, Parolin, 70 anni, è in pole. La sua esperienza diplomatica – ha gestito dossier complessi come Cina e Medio Oriente – e la vicinanza a Francesco lo rendono un candidato di continuità. Moderato, abile negoziatore, piace a progressisti e centristi, ma i conservatori lo vedono come troppo “politico”. «Parolin sa tenere insieme una Chiesa frammentata», twitta il gesuita Antonio Spadaro.

Luis Antonio Tagle (Filippine)
A 67 anni, il prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione è il volto carismatico del Sud globale. Soprannominato il “Francesco asiatico” per il suo stile umile, Tagle ha un seguito enorme, ma alcuni cardinali temono sia troppo emotivo per il ruolo. Con l’Asia che rappresenta il 14% degli elettori, la sua candidatura è forte. «Un Papa filippino cambierebbe la geografia della Chiesa», scrive Andrea Tornielli.

Matteo Zuppi (Italia)
Arcivescovo di Bologna, 69 anni, Zuppi è il candidato dei riformisti. Impegnato nella pace in Ucraina e Mozambico, incarna l’eredità sociale di Francesco. La sua italianità è un punto di forza, ma il suo profilo progressista potrebbe alienare i tradizionalisti. «Zuppi è un pastore, non un burocrate», dice padre James Martin su X.

Péter Erdő (Ungheria)
A 72 anni, l’arcivescovo di Budapest è il favorito dei conservatori. Teologo rigoroso, Erdő piace per la chiarezza dottrinale, ma il suo stile riservato potrebbe limitarlo in un Conclave che cerca un comunicatore. «L’Europa ha ancora peso, e Erdő lo sa», nota il vaticanista John Allen.

Robert Sarah (Guinea)
A 79 anni, Sarah è l’outsider dei tradizionalisti. Critico della secolarizzazione, il suo appeal è forte tra i cardinali africani (17% degli elettori), ma l’età e le posizioni divisive lo penalizzano. «Sarah è un profeta, ma non un unificatore», scrive il vaticanista Gagliarducci.

Dinamiche e toto Papi
Con il 54% dei cardinali nominati da Francesco, il Conclave potrebbe favorire un candidato riformista, ma le correnti – progressisti, moderati, conservatori – promettono battaglia. L’Africa (18 elettori) e l’Asia (16) spingono per un Papa non europeo, mentre l’Europa (39%) resta dominante. I social nel frattempo sono in fermento.

Le sfide del prossimo Papa includono scandali finanziari, calo di vocazioni in Occidente e dialogo con Islam e Cina. «Servirà un visionario con i piedi per terra», twitta Parolin. Mentre San Pietro si riempie, il mondo aspetta la fumata bianca. E a molti piace pensare, come disse Benedetto XVI, che «Dio ha l’ultima parola».