Politica
Chiacchiere e geometrie di “politics” mentre il paese è in difficoltà?
Di Daniele Capezzone
I protagonisti della politica non hanno davvero bisogno dei nostri consigli: sanno benissimo sbagliare da soli.
Tuttavia, se potessimo da qui inviare un caldo e affettuoso suggerimento, sconsiglieremmo vivamente di dedicarsi a chiacchiere e geometrie di pura “politics” mentre il paese, passata la parentesi estiva, si troverà a fare i conti con uno degli autunni più difficili della storia italiana.
Inutile far finta che le cose stiano diversamente: tra preoccupazioni di guerra, impennata di inflazione e costo della vita, Pil schiacciato, economia reale con poco ossigeno, sistema delle piccole imprese in crisi di liquidità, imprese energivore alle prese con costi insostenibili (e rischi assai concreti di dover fermare o ridurre la produzione), con immaginabili conseguenze sull’occupazione, sarebbe abbastanza lunare se – tornando a casa la sera – gli italiani dovessero assistere in tv a discussioni sul “nuovo centro”, su partiti da far rinascere o da far sorgere per scissione, o sull’eterno risiko delle alleanze.
Non voglio caricaturizzare: so bene quanto queste vicende siano rilevanti, quanta passione possano suscitare per chi vive nella “bolla” della politica. Il punto è che chi vive in quella bolla non dovrebbe perdere di vista tutto quello che c’è fuori di essa: pretendere invece di proporre un’agenda politica e mediatica totalmente sconnessa dalle ansie della stragrande maggioranza dei cittadini significa consegnarsi (se va bene) all’indifferenza oppure (se va meno bene) al disprezzo rabbioso di segmenti sempre più ampi di opinione pubblica.
Sarà meglio rifletterci, prima di commettere errori fatali.