Non fermiamoci ai dettagli, ai particolari, ai personaggi (che presto dimenticheremo, a partire da lady Maria Rosaria Boccia) della commediola di fine estate che ha tenuto occupata l’Italia della politica e dei media per circa una settimana.
Semmai è il caso di ricordare una regola di fondo: ogni volta (traduzione: ogni singolo giorno) che a “comandare” non è l’agenda del governo, inevitabilmente i media si occuperanno di temi decisi dagli avversari o dal caso.
Poiché la macchina mediatica non si ferma e non concede “vuoti”, la conclusione da trarre è inevitabile: se un governo vuole almeno provare a determinare ciò di cui il paese parlerà deve rendere chiara-visibile-presente la sua agenda con le relative priorità. Possibilmente, tutti i giorni.
Non potrà ottenere (ovvio) che la maggioranza delle voci si esprima in direzione gradita, specie in un paese come l’Italia in cui, per molte ragioni, il grosso della stampa scritta è orientata diversamente. Ma almeno – e non è poco – potrà garantirsi che le discussioni più rilevanti avvengano intorno ai temi su cui il governo lavora o sta intervenendo.
Altrimenti, se la comunicazione dell’esecutivo è incerta o assente, saranno eventi totalmente casuali e imprevedibili oppure circostanze cavalcate dagli avversari (perfino nel caso in cui l’origine sia autoprocurata) a occupare il centro della scena. Tertium non datur.