Politica

C’è Atreju al Circo Massimo e il pubblico delle grandi occasioni

09
Dicembre 2024
Di Giampiero Cinelli

Non più a settembre ma nel mese del Natale. Stavolta nella imponente cornice del Circo Massimo, appositamente munita di tensostruttura. È l’edizione 2024 di “Atreju”, la tradizionale festa di Fratelli D’Italia, che si attrezza per accogliere tanti sostenitori e curiosi verso il primo partito della nazione, quello che esprime il Presidente del Consiglio e guida la maggioranza di governo. Tanti gli ospiti attesi, circa 350, tra cui Giuseppe Conte, Enrico Letta e il premier argentino Javier Milei. Giorgia Meloni parlerà domenica 15. La Kermesse infatti ha una durata non indifferente e si fregia sempre di riunire varie personalità per un ampio dibattito sui temi e sui punti, spesso con personaggi lontani dalla cultura della destra sociale.

Se infatti Elly Schlein ha di nuovo declinato l’invito, ieri, nella giornata d’apertura, l’attenzione se l’è accaparrata Fausto Bertinotti, che a 84 anni e in abbigliamento impeccabile ha parlato da Bertinotti, ma rivolgendosi a una platea diversa dalla sua, pur desideroso di trovare empatia nelle dure critiche alla dirigenza di Stellantis. Pare ci sia riuscito.

Sono queste le occasioni in cui Fratelli D’Italia sa apparire trasversale, dialogante, attenta alle questioni di filosofia politica. Se poi tale atteggiamento si stia realmente traducendo in qualcosa che lascerà un’impronta sulla pelle della politica italiana è molto difficile dirlo, ma di certo ieri sarebbe stato altrettanto imbarazzante rilanciare il refrain del fascismo al potere, dei politici oscuri ispirati ai dirigenti precedenti alla Repubblica. Fratelli D’Italia gioca una partita molto ardua sul terreno della coscienza, dell’impatto culturale. Più complesso – parrà strano – del lavoro su emendamenti e testi legislativi.

E infatti, quando dal palco di Atreju il giornalista Tommaso Labate ha rimarcato il concetto di egemonia culturale (di gramsciana memoria), l’ex Presidente del Senato Marcello Pera ha risposto con decisione che la cultura la fa la società civile, mentre il Ministero dovrebbe occuparsi solo della gestione dei Beni Culturali. Ma appunto, «esiste una cultura non di sinistra?», si è chiesto anche, durante l’evento, il deputato di FdI Guerino Testa.

Domanda da un milione di dollari (o di follower). In realtà la risposta, possiamo dire, è certamente sì. Ma non devono dirlo solo gli addetti ai lavori, dev’essere nell’inconscio della gente, una di quelle consapevolezze non scritte eppure tangibili. Per adesso sappiamo che una cultura di destra l’hanno cercata, più o meno consapevolmente, centinaia di persone che negli anni hanno partecipato alla festa di Atreju, che vide la luce nel 1998 proprio ad opera di Giorgia Meloni quando era dirigente romana di Azione Giovani per Alleanza Nazionale. Poi dal 2009 divenne la festa della sezione giovanile del Pdl e dal 2014 è invece l’evento di Fratelli D’Italia, organizzato da Gioventù Nazionale.

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