Politica
Cdm, sì al premierato. Per Giorgia Meloni è un «passo storico»
Di Giampiero Cinelli
Un Cdm che può cambiare il corso della Repubblica. Giorgia Meloni non teme espressioni altisonanti nel giorno in cui i ministri del governo danno l’ok alla riforma costituzionale del premierato, su cui lavora il ministro Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il testo, che poi dovrebbe essere approvato dai due terzi di ciascuna Camera nella seconda votazione, o in alternativa essere validato con il referendum popolare, prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, di fatto incaricato subito dopo le elezioni, una diversa disciplina della funzione della fiducia parlamentare e della mozione di sfiducia, l’abolizione dei senatori a vita.
Al premierato è connessa una legge elettorale maggioritaria su base nazionale, già in fase di progettazione, che darebbe un premio di maggioranza del 55% alla lista elettorale del premier vincitore (Casellati ha osservato che la soglia potrebbe anche essere alzata). Il Capo dello Stato non dovrebbe più nominarlo ma solo conferirgli l’incarico, ma preserverebbe il potere di nominare i ministri. Qualora il premier in carica dovesse decadere, il Presidente della Repubblica può assegnare l’incarico di nuovo a lui o ad un altra figura connessa a quella del presidente che ne condivida le idee. Al momento non è ancora confermata la regola del ballottaggio elettorale tra due candidati premier.
La visione di Meloni
Giorgia Meloni ha detto che la riforma incontra la sensibilità degli italiani i quali vogliono eleggere un governo stabile e designare direttamente il loro premier, spiegando che ha deciso di mantenere in seno al Quirinale la facoltà di eleggere i ministri perché questo tra la gente e le opposizioni è sentito come un giusto contrappeso al rafforzato potere del primo ministro, spiegando, ad ogni modo, che per un premier non è così difficile rinegoziare i ministri ove ce ne fosse bisogno. L’importante secondo Meloni, insomma, è che gli esecutivi abbiano all’orizzonte cinque anni pieni di legislatura e che si evitino governi tecnici che adottino linee politiche prive di consenso popolare. La premier ha anche dichiarato che non si dimetterà qualora dovesse vedere bocciata la riforma magari in un referendum, siccome c’è il resto del programma da portare avanti.
Il Piano Mattei
Altro passaggio importante di questo Cdm è il via libera al Decreto Legge “Piano Mattei”, un programma di investimenti per l’Africa, utile a sviluppare le potenzialità di territori svantaggiati, rendendoli più resilienti alle crisi internazionali e anche limitando così il fenomeno delle migrazioni.
La cooperazione si baserà sulla promozione delle esportazioni e degli investimenti, l’istruzione e la formazione professionale, ricerca e innovazione, salute, agricoltura e sicurezza alimentare, approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali incluse quelle idriche ed energetiche, tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici, ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture anche digitali, valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili, sostegno all’imprenditoria e in particolare quella giovanili e femminile, promozione dell’occupazione, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare.
La Cabina di regia
Il Piano Mattei prevede una Cabina di regia che sarà presieduta da Giorgia Meloni. Vicepresidente sarà il Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani. Saranno membri anche gli altri Ministri, il Presidente della Conferenza delle Regioni e Province Autonome Massimiliano Fedriga, il Direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (in attesa di nomina), il Presidente dell’ICE Matteo Zoppas, il Presidente di CDP Giovanni Gorno Tempini, il Presidente SACE Filippo Giansante, il presidente di Simest S.p.a. Pasquale Salzano.
Faranno parte della Cabina di regia del Piano Mattei anche i rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, del sistema università e ricerca, della società civile e del terzo settore, rappresentanti di enti pubblici o privati, esperti nelle materie trattate (individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri). La struttura di missione, invece, sarà composta da due unità dirigenziali di livello generale, tra cui il coordinatore, due unità dirigenziali di livello non generale e da 15 unità di personale non dirigenziale, individuate tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e tra il personale dei ministeri e di altre amministrazioni pubbliche.
Tributi
Il Cdm inoltre ha votato una nuova norma in materia di concordato preventivo biennale, che permette al contribuente di pagare le somme stabilite con l’Agenzia delle Entrate nei due anni successivi all’accertamento, senza che in quei 24 mesi ulteriori accertamenti modifichino la cifra dovuta e indipendentemente dal fatturato. Viene indicata anche la possibilità di un rinnovo del concordato: «Decorso il biennio oggetto di concordato, l’Agenzia delle Entrate può formulare una nuova proposta di concordato biennale relativa al biennio successivo, a cui il contribuente può aderire». Determinando così un accordo fiscale che dura 4 anni.
«Abbiamo razionalizzato e semplificato tutta l’attività di accertamento e non si farà nessuno sconto, nessun condono come qualcuno sostiene», ha detto il viceministro dell’Economia Maurizio Leo presentando in conferenza stampa il decreto legislativo sul fisco.