Politica
L’apertura delle Camere e i presidenti. Tra riti, regole e aspettative
Di Giampiero Cinelli
Nel giorno dell’insediamento dei parlamentari eletti, l’attenzione dell’opinione pubblica è concentrata su chi saranno i presidenti di Camera e Senato. Oggi appunto iniziano gli scrutini. E visti i numeri si prevede di arrivare alla proclamazione senza usufruire anche di domani. Comunque l’apertura delle Camere è fatta anche di rituali e passaggi molto definiti che non tutti conoscono. E qui li elencheremo.
Innanzi tutto, gli orari. Alle 10 incominciano i lavori a Montecitorio, alle 10.30 quelli a Palazzo Madama. La prima seduta al Senato sarà presieduta da Liliana Segre (in quanto membro più anziano), mentre quella a Montecitorio da Ettore Rosato (anch’egli perché membro più anziano nella qualità di vicepresidente della legislatura precedente). Prima di iniziare a votare, sia alla Camera che al Senato, occorre la costituzione dell’Ufficio di Presidenza e la Costituzione della giunta provvisoria. Le giunte provvisorie proclamano i deputati e senatori subentranti a quelli dimissionari. Successivamente si dà inizio allo scrutinio per nominare i presidenti. (Questa volta alla Camera la Giunta per la proclamazione dei subentranti non è stata formata perché gli adempimenti non erano necessari e si sta già votando per il presidente).
La giornata di Liliana Segre
Sarà lei a pronunciare il discorso di apertura, al posto di Giorgio Napolitano, il più anziano 93enne, che per motivi di salute non potrà esserci. Poi chiamerà i senatori più giovani tra quelli già proclamati e presenti in aula in quel momento, al termine del discorso la seduta sarà sospesa. E la giunta provvisoria si riunirà in sala Pannini per la verifica dei poteri e per definire i nomi dei senatori subentranti. Successivamente inizia la votazione del presidente con la chiama in ordine alfabetico.
Come si vota
Al senato sono previsti quattro scrutini. Il primo e il secondo sono a maggioranza assoluta dei membri (200). Il terzo è a maggioranza assoluta dei presenti. Se nessuno raggiunge nemmeno questa maggioranza si procede al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che consegue un voto in più.
Alla Camera il primo scrutinio ha bisogno della maggioranza di due terzi dei membri del parlamento, il secondo è il terzo, invece, i due terzi dei votanti effettivi. Dal quarto scrutinio basta la maggioranza assoluta dei voti e si procede a oltranza. Dunque appare più agevole la procedura di Palazzo Madama. Anche se la maggioranza di centrodestra lì ha numeri più ridotti (115 senatori). Tuttavia, c’è fiducia nel fatto che si possa mandare in porto la prima azione politica della coalizione e ieri, in extremis, è stato trovato l’accordo sui nomi. Stando alle dichiarazioni, Ignazio La Russa dovrebbe sedere sullo scranno più alto del Senato mentre Riccardo Molinari della Lega su quello della Camera.