Politica

Bollette impazzite, pressing su Draghi per l’ultimo decreto

30
Agosto 2022
Di Giampiero Cinelli

Sembra quasi che le forze politiche stiano ricercando una Deja-vu senza trovarlo nella mente. Quello di Mario Draghi a Lisbona, undici anni fa, in cui afferma che avrebbe fatto di tutto per salvarci. Stavolta, nonostante sia espressione di un governo dimissionario che tra meno di un mese dovrà passare il testimone, si chiede all’ex governatore della Bce di salvarci dal prezzo fuori controllo delle bollette energetiche. Il premier pensava appunto a un Cdm da convocare al più presto per un nuovo decreto di sostegno ma, a quanto pare, la riunione dei nostri ministri è più probabile che avverrà la settimana prossima, dopo l’incontro dei ministri europei dell’energia, fissato il 9 settembre. Calendario a parte, tutti concordano che si debba “fare presto”, proprio come undici anni fa, e che Mario Draghi debba lasciare un’ultima impronta. Eppure il dossier è abbastanza complicato.

Il nodo dei prezzi

Non tanto per la questione dei conti pubblici. Dato che, se anche non si riuscisse a trovare altra soluzione che uno scostamento di bilancio (a cui pure Forza Italia con Tajani ha aperto), il peso sarebbe comunque inferiore, come rapporto, ai danni di un’economia che va verso il blocco. Piuttosto perché, oltre agli interventi tampone, fino ad ora si è molto faticato a incanalarsi verso un approccio strutturale, che aggredisca il problema alla radice. Abbiamo capito infatti che c’è una speculazione, molto grave, sui prezzi di mercato dell’energia. E che questa speculazione è favorita da dinamiche finanziarie. Precisamente sull’indice della borsa di Amsterdam, il Ttf, legato al prezzo dell’energia che di fatto dà vita alle aste relative alla materIa prima, con il costo di vendita, fissato dai produttori in partenza, scambiato alla fine sempre al margine più alto. Poi, sappiamo che al prezzo del gas, arrivato ieri a 272 euro al Mw/h, è accoppiato quello dell’energia elettrica, che ha superato la soglia dei 700 euro al Mw/h. Le rinnovabili, sembrerà strano ma è così, sono anch’esse condizionate da queste oscillazioni. Dunque ci vuole un intervento a monte, e conviene trovarlo a livello europeo, ma non è facile. Non meno importante adesso anche la questione Vladimir Putin, con la Russia che ha ridotto in parte le forniture e ci sta mettendo di fronte al rischio che l’erogazione da parte di Gazprom possa interrompersi del tutto in inverno, magari per alcuni periodi.

Le idee sul tavolo in Europa e Italia

Nelle ultime ore la Germania ha aperto all’idea di un tetto al prezzo del gas, il cosiddetto price cap, eppure gli analisti faticano a capire come concretamente può essere realizzato. Andrebbe infatti riformato da Bruxelles il mercato europeo dell’energia. Ciò non è escluso, ma ci vorrebbe tempo e si potrebbero trovare impedimenti politici. Allora si auspica, intanto, qualche intervento della Bce, che però si era messa su tutt’altro binario dopo la decisione recente di alzare i tassi d’interesse. Un’idea più velocemente praticabile, intanto, è quella di disaccoppiare le quotazioni del metano da quelle dell’energia elettrica, liberando anche le rinnovabili che così potrebbero crescere nella domanda dei consumatori. Al momento siamo a un 31% circa di utilizzo nazionale. Non dimentichiamo, inoltre, che il prezzo all’ingrosso del gas metano, quando arriva in Italia, è ben inferiore a quello in bolletta (quello russo costa intorno ai 19 euro MG/h), ecco perché la politica italiana ha spesso considerato, tramite Arera, di adeguare il prezzo finale quanto più possibile a quello di importazione. Prediligendo le cifre dei contratti a lungo termine. Per ora lettera morta. Ma in virtù di ciò si affaccia tra gli addetti ai lavori perfino l’idea di rinunciare alle sanzioni alla Russia. Il semaforo verde però deve arrivare da Washington. L’esecutivo italiano è infatti più concentrato sul riscuotere la tassa degli extra-profitti delle circa dieci principali aziende energetiche. Da un’entrata prevista di 10 miliardi per adesso se n’è raccolto solo uno. E poi l’urgenza è aiutare economicamente le famiglie più fragili. C’è infatti da prorogare lo sconto sulle accise della benzina, che scade il 20 settembre, e da confermare la sospensione degli oneri di sistema sulle bollette, oltre ai crediti d’imposta e i bonus per le imprese e i cittadini. Un nuovo decreto arriverà quasi certamente e le lancette scandiscono il tempo che separa dal varo. Draghi. come undici anni fa, deve fare presto per contrastare un aumento annuo per le famiglie, stimato dall’Authority, che ha già superato i mille euro per luce e gas, e che rischia di paralizzare le aziende.

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