Politica
Bettino Craxi e il primato della politica, oggi più che mai necessario. Il convegno al Senato
Di Ilaria Donatio
“Finché sono vivo, mi difendo da solo, ma quando sarò morto, chi mi difenderà?”, ripeteva Bettino Craxi negli ultimi tempi, da quando aveva scelto, nel 1994, di vivere in Tunisia, ad Hammamet, per evitare l’arresto: con l’inizio della nuova legislatura in cui non era stato ricandidato, Craxi cessò il mandato parlamentare elettivo che il segretario del Psi aveva ricoperto per più di un quarto di secolo, dal 1968 al 1994, e di conseguenza venne meno la sua immunità. E a questa citazione del padre, Stefania Craxi risponde con un proverbio arabo: “Quel cucciolo è figlio di quel leone” per dire che sì, la difesa dell’uomo che è stato a lungo il più potente della politica italiana, Bettino Craxi – suo padre – le è toccata in sorte, come una specie di destino a cui non ci si può sottrarre.
Ieri, la sala Koch del Senato era gremita per la presentazione dei libri della senatrice Stefania Craxi, “All’ombra della storia. La mia vita tra politica e affetti” e del giornalista Aldo Cazzullo “L’ultimo vero politico. I racconti e le immagini”. Su iniziativa del presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri – in collaborazione con la fondazione Italia Protagonista e la fondazione Craxi – l’occasione è la ricorrenza della scomparsa di Bettino Craxi, avvenuta il 19 gennaio 2000 ad Hammamet.
Gasparri, Craxi lo ricordiamo per il primato della politica
“Craxi lo ricordiamo per il primato della politica e Dio sa quanto ci vorrebbe oggi!”. Così Maurizio Gasparri, capogruppo di FI al Senato, ha aperto la presentazione di due libri su Bettino Craxi, in occasione dei 25 anni dalla morte dell’ex premier socialista, in corso al Senato. Dell’ex leader socialista scomparso nel 2000, Gasparri ha rimarcato la “centralità nella politica italiana” e la capacità di “imporre la centralità della sua leadership, tenendola a lungo”.
“Allora, cosa rappresenta Craxi oggi – ha dunque proseguito l’esponente azzurro – e perché se ne parla ancora? Perché si ripropone il primato della politica che è una questione non risolta. Io ero già parlamentare e ho assistito al celebre discorso di Craxi che sfidò il sistema politico dicendo, si potrebbe sintetizzare così, ‘chi è senza peccato scagli la prima pietra’. Craxi lo fece in modo orgoglioso, ma nessuno si alzò e commentò dopo di lui”.
Gasparri ha ricordato la morte in esilio di Bettino Craxi e anche la scomparsa di Silvio Berlusconi: “Loro sono scomparsi ma il dibattito sulla giustizia infuria ancora con preoccupazioni forti come quelle del passato. Allora c’era un problema, non è che loro non volevano essere giudicati”. “Craxi sarà ricordato come un testimone della prevalenza della politica perché la politica nasce con il consenso e si misura con i voti della gente. Questa è la differenza con un procuratore di giustizia o un grande finanziere”, ha rimarcato Gasparri.
“Ancora oggi si discute di Craxi, dopo tanti anni, dopo un esilio che ha patito, morto lontano dall’Italia – ha sottolineato – Che questo dibattito prosegua dimostra che il fronte riformista ha trovato nel centrodestra la sua casa perché la sinistra, ieri comunista, oggi ossessionata dalla teoria gender o da altre questioni, rifugge dalle riforme, dalla questione sociale, da un rinnovamento delle istituzioni. Forse non è un caso che i percorsi di Craxi siano più intrecciati con l’area vasta del centrodestra liberal-democratico che con il socialismo riformista. Craxi è stato vituperato, Craxi è stato amato. Oggi, a tanti anni di distanza, resta il protagonismo della politica che non si sottomette ai poteri economici, finanziari e giudiziari. Craxi ha tentato di rinnovare le istituzioni e di portare avanti le riforme senza subire il condizionamento della sinistra comunista che non è mai stata riformista”, ha concluso.
Cazzullo, leader che ha pagato anche per altri
“Io ero tra i tanti italiani a cui Bettino Craxi non piaceva: non perché fossi comunista ma perché mi pareva una figura arrogante, prepotente”, ha esordito il giornalista Aldo Cazzullo, per aggiungere poi che “quando parliamo di Bettino Craxi, parliamo di una figura storica“, di un “capo, di un leader, anche dal punto fisico”, di una “persona molto ingombrante” che “si era molto esposta, sempre, e questo ha fatto si’ che abbia pagato per il suo e anche per le cose degli altri”.
“Quando da giovane cronista mi mandarono in Tunisia a raccontare la sua malattia, con alcuni colleghi partimmo convinti di dover raccontare una farsa e ci ritrovammo a raccontare una tragedia”, ha aggiunto, perché “noi italiani pensiamo di essere un paese da commedia ma siamo un paese tragico, feroce a volte. Non abbiamo un rapporto maturo per il potere, non crediamo nella politica. Non crediamo nello Stato. Il leader non viene sostenuto o criticato: viene blandito o abbattuto. Mussolini a testa in giù, Moro nel bagagliaio di una Renault rossa, Craxi sepolto all’estero, Andreotti sotto processo per mafia. Quando arrivò la notizia del suo aggravamento tanti pensarono a una manfrina per trattare il suo rientro in Italia, ma lì presto capimmo che la questione era seria, era grave”.
“Sospendo il giudizio politico e so che certi passaggi del mio libro a Stefania non sono piaciuti”, ha proseguito Cazzullo, e ha aggiunto: “Il libro avrebbe dovuto intitolarsi L’ultimo politico, poi – giustamente – alla Rizzoli mi hanno detto di cambiarlo perché la parola ‘politico’ in Italia suona male, ha un significato negativo. Un Paese in cui la parola ‘politico’ ha un significato negativo ha un problema: non con i politici, ma con se stesso”.
Stefania Craxi: “Dopo 25 anni è arrivato il momento di sanare un’ipocrisia”
“Da questo palco voglio porgere la fraterna solidarietà a un’altra figlia anche lei come una tigre difende il padre. Un abbraccio, Marina”. Così Stefania Craxi, presidente della commissione Affari Esteri e Difesa del Senato, ha aperto il proprio intervento in seguito alle polemiche sollevate dalla trasmissione Report e alla sua inchiesta su Silvio Berlusconi.
“In questo libro racconto la storia di una famiglia tutta politica, quindi la politica era una ‘signora’ che sedeva a tavola con noi. Racconto la storia di un uomo che ha amato l’Italia, difendendo le sue idee fino alle ultime conseguenze. Racconto la storia di un’infamia e di un’ipocrisia italiana, però racconto anche tanti episodi, anche divertenti, di una vita all’ombra della politica”. Così Stefania Craxi, presidente Commissione Esteri e Difesa del Senato, a margine della presentazione in Sala Koch del suo libro dedicato alla figura del padre.
“Attaccare Craxi, abbattere Craxi, che era il politico più autonomo e che più di tutti difendeva il primato della politica, era l’obiettivo di quella falsa rivoluzione” di Mani pulite. “Craxi continua a parlare e credo che dopo 25 anni sia arrivato il momento di sanare un’ipocrisia: o era uno statista e aveva diritto ai funerali di Stato o era un corrotto. Le due cose non possono stare insieme, così come non può stare insieme Craxi e la beatificazione di Mani pulite”, ha aggiunto. “Pretendo che si facciano i conti con questa storia”, ha aggiunto l’autrice di ‘All’ombra della storia. La mia vita tra politica e affetti’.
E poi, rivolgendosi a Cazzullo, ha detto: “Ad Aldo io voglio bene e ricordo ancora oggi la nostra cena ad Hammamet, la sera dell’intervento che subì mio padre, non dimentico le parole che ci siamo detti. Ma lui, nel suo libro, cita sentenze ingiuste che neanche ha letto e sa bene che a travolgere mio padre fu un golpe mediatico-giudiziario. Un golpe di cui ha fatto parte anche lui e che per questo deve in parte difendere e giustificare”.
Sull’amicizia tra Craxi e Berlusconi “si sono scritti fiumi di mistificazioni. Si erano piaciuti. Erano due intelligenze e si erano trovati sull’idea di modernizzazione del Paese”. “Craxi sostenne l’impresa di Berlusconi perché pensava che avrebbe portato maggior pluralismo informativo e politico e perché sarebbe stata un volano di sviluppo per l’Italia”, ha aggiunto. “Si stavano simpatici, anche se Craxi non ha mai riso alle sue barzellette”.
“L’esilio di Craxi non è stato dorato ma dolorosissimo. È stata una scelta volontaria. Non è scappato di nascosto. È andato a casa sua. Dichiararlo latitante è stata un’infamia che lui sentiva sulla pelle”. “Un’ora dopo la sua morte chiamarono da Palazzo Chigi. Offrirono i funerali di Stato. Dissi di no, se aveva diritto ai funerali di Stato aveva anche diritto ad essere curato da uomo libero in questo Paese”, ha aggiunto. “Il sistema politico la smetta e gli ridia il posto che merita nella storia positiva di questo Paese, è ora”, ha concluso.