Politica

Autonomia, Zaia invia la richiesta. Quali regioni vogliono il referendum abrogativo

02
Luglio 2024
Di Giampiero Cinelli

Il governatore del Veneto Luca Zaia non ha perso tempo e ha già inviato, a seguito dell’approvazione dell’Autonomia Differenziata, una nota ufficiale al Governo in cui chiede la gestione autonoma delle cosiddette materie “non Lep”, ovvero quegli ambiti in cui non è prevista la definizione, per via legislativa, dei Livelli essenziali di prestazione. Ecco in elenco i capitoli in questione:

  • Organizzazione della giustizia di pace;
  • Rapporti internazionali e con l’UE della Regione;
  • Commercio con l’estero; Professioni;
  • Protezione civile;
  • Previdenza complementare e integrativa;
  • Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
  • Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale;
  • Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

Nella nota Zaia chiede anche di «aggiungere, per una prima indagine dei più complessi profili di attribuzione» le materie “Lep” oggetto della pre-intesa del 2018: ossia Politiche del lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.

Il governatore ha commentato: «Sento parlare di referendum contro l’autonomia. È un diritto democratico, ma bisogna vedere se quello che si chiede è costituzionale. Noi veneti quel che dovevamo fare lo abbiamo fatto. È la riforma più grande della storia, e lo è grazie alla pressione del nostro referendum. Davanti al nostro referendum, alla Costituzione e a una sentenza della Consulta, davanti a una legge del Parlamento che ha avuto una discussione ampia, alla firma del Capo dello Stato, immagino che i giudici costituzionali guarderanno in controluce da tutte le parti la richiesta di referendum abrogativo».

Zaia ha fatto intendere di voler essere collaborativo, così respingendo le paure di una frattura di fatto tra regioni del nord e regioni meridionali, affermando: «Noi saremo disposti a gemellarci subito con una Regione del Sud, e a testare assieme questa autonomia, perché veramente la sfida è questa. Facciamo in modo che se ne vadano le diseguaglianze. La chiusura dell’accordo sull’autonomia differenziata entro l’anno ci permetterà di ripartire con le trattative e di pensare quantomeno di cominciare a trattare sulle prime nove materie non soggette ai Lep, come la Protezione Civile ad esempio».

Il riferimento alle trattative del passato riporta infatti alla mente che nel 2018, durante il governo Lega-M5S, c’era stato un primo tentativo di formulare l’Autonomia Differenziata, trovando però i molti dubbi della parte pentastellata e anche del Pd, che quando nel governo Conte 2 prese il ministero degli Affari Regionali con Francesco Boccia, non trovò accordo sulla prosecuzione del progetto. Al tempo anche l’Emilia Romagna di Bonaccini era favorevole all’Autonomia, oggi invece è più fredda e dovrebbe partecipare all’iniziativa di referendum abrogativo promossa dalla regione Toscana, Puglia, Campania e Sardegna. Nel caso si dovrà fare presto nell’azione burocratica, perché Bonaccini sta per abbandonare il suo ufficio per assumere la carica di parlamentare europeo.

Appare chiaro che, essendo cambiati gli equilibri politici, le regioni a guida centrosinistra o M5S (la Sardegna), un tempo possibiliste sul concetto di autonomia, quantomeno sulle materie che non prevedono Lep, vogliano ora rigettare la legge di Calderoli, E annunciano la costituzione di un Coordinamento che dovrà portare a un testo «inattaccabile» per la concessione del referendum abrogativo.

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