Politica
Autonomia, la Consulta: inammissibile il referendum abrogativo
Di Ilaria Donatio
“L’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”, il che “pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”. Lo fa sapere la Corte Costituzionale che, in attesa del deposito della sentenza, previsto nei prossimi giorni, ieri sera, ha deciso in camera di consiglio i giudizi sull’ammissibilità dei referendum: quello sull’autonomia differenziata non è stato considerato ammissibile.
Su Autonomia servirebbe “revisione costituzionale”
Inoltre – si legge nella nota dell’ufficio stampa della Consulta, “il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni.
La Consulta si era già espressa il mese scorso in merito alla cosiddetta “legge Calderoli”, sottolineando – ai fini di compatibilità costituzionali – la necessità di correzioni su sette profili della stessa legge: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi.
Cosa aveva deciso la Corte a novembre
La Corte Costituzionale a novembre aveva accolto in modo parziale il ricorso presentato contro l’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario, la legge che consente cioè alle regioni di richiedere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Per la precisione aveva ritenuto “non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata“, considerando però “illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo” e chiedendo al Parlamento di intervenire. A presentare ricorso erano state le Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania; la presidenza del Consiglio aveva difeso la legge, insieme con atti specifici delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto.
I cinque quesiti ammessi
Sono stati ammessi, invece, al test popolare altri 5 quesiti: il referendum abrogativo sulla “Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”; quello sul “Contratto di lavoro a tutele crescenti – disciplina dei licenziamenti illegittimi”, il Jobs act di Renzi e il quesito su “Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità“.
Ok anche al referendum abrogativo sull’abrogazione parziale di “norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi” e quello sulla “esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”.